"Uno degli assunti di fondo di molta storiografia occidentale e' che nell'organizzazione delle societa' umane la freccia del tempo coincida con un equivalente incremento di valore e desiderabilita', cioe' con il progresso. [...] Parliamo di progressi nel campo delle scienze, nella crescita economica, nella civita', nel riconoscimento dei diritti umani (la democrazia, per esempio). Esistono tuttavia altri criteri in base ai quali misurare il cambiamento [...]. Se per esempio usiamo il criterio ambientale, la nostra societa' rappresenta una catastrofe sul punto di verificarsi. Se parliamo di progresso spirituale (la forma di progresso piu' importante per alcune societa', anche se controversa nella nostra), si potrebbe dire che stiamo attraversando una fase regressiva."
Da "Il furto della storia" di Jack Goody, Feltrinelli.
Osservazioni di questo tipo possono portare a molte riflessioni. Il nostro modello di "progresso" e "sviluppo" e' giusto? funzionera' anche a lungo termine?
Da un lato, il nostro benessere occidentale ci puo' far dimenticare che in realta' esso si basa spesso sullo sfruttamento e la poverta' altrui, solo che tale poverta', grazie alla globalizzazione, e' talmente lontana da noi che possiamo comodamente ignorarla. D'altro canto, ci si puo' domandare "Perche' dovrei preoccuparmi di rendere il mondo piu' giusto se non soffro direttamente le conseguenze di questa ingiustizia, se tutto sommato ho i soldi sufficienti per soddisfare tutti i miei bisogni, se nessuno limita eccessivamente la mia liberta'?"
Credo che una cosa accomuni tutti, e cioe' la catastrofe ecologica prossima ventura. L'aria, l'acqua e la terra saranno sempre piu' avvelenate, e nessuno di preoccupa di porre rimedi reali al fatto che a lungo termine non ci sara' scampo per nessuno. Perche' il cittadino dovrebbe sentirsi in dovere di comprare le lampadine a risparmio energetico o le verdure "biologiche" se in realta' le industrie mondiali continuano a sfruttare le risorse ambientali -la terra, gli alberi, gli animali- senza permetterne l'adeguata rigenerazione?
Da "Il furto della storia" di Jack Goody, Feltrinelli.
Osservazioni di questo tipo possono portare a molte riflessioni. Il nostro modello di "progresso" e "sviluppo" e' giusto? funzionera' anche a lungo termine?
Da un lato, il nostro benessere occidentale ci puo' far dimenticare che in realta' esso si basa spesso sullo sfruttamento e la poverta' altrui, solo che tale poverta', grazie alla globalizzazione, e' talmente lontana da noi che possiamo comodamente ignorarla. D'altro canto, ci si puo' domandare "Perche' dovrei preoccuparmi di rendere il mondo piu' giusto se non soffro direttamente le conseguenze di questa ingiustizia, se tutto sommato ho i soldi sufficienti per soddisfare tutti i miei bisogni, se nessuno limita eccessivamente la mia liberta'?"
Credo che una cosa accomuni tutti, e cioe' la catastrofe ecologica prossima ventura. L'aria, l'acqua e la terra saranno sempre piu' avvelenate, e nessuno di preoccupa di porre rimedi reali al fatto che a lungo termine non ci sara' scampo per nessuno. Perche' il cittadino dovrebbe sentirsi in dovere di comprare le lampadine a risparmio energetico o le verdure "biologiche" se in realta' le industrie mondiali continuano a sfruttare le risorse ambientali -la terra, gli alberi, gli animali- senza permetterne l'adeguata rigenerazione?
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