non-accountability

Da quando giusec mi ha segnalato la city guide per Milano, uno dei consigli dell'Economist continua a ronzarmi nella testa: "Never blame yourself for being late or failing to return a phone call or e-mail. Instead, politely blame your tardiness on traffic or computer problems. Similarly, don’t attack Italian colleagues if they appear to have slipped up. Try instead: “Why, the same thing happened to me yesterday...” The Italian culture of non-accountability runs deep."
Oggi sono incappato in un'altra citazione che in qualche modo trovo collegata alla precedente: "Systems built without requirements can’t fail, they merely offer surprises. Usually Unpleasant." (Robert Morris).
Io trovo che, parlando di "non-accountability", l'Economist abbia precisamente colpito nel segno, e "costruire sistemi senza requisiti" (le sorprese si possono gestire - e noi italiani siamo maestri nel farlo, ma i fallimenti no) sia uno dei fondamenti di questo sistema perverso che regna qui da noi.
I principi che nessuno e' responsabile di nulla, che nessuno e' tenuto a essere competente e che i "sistemi" (progetti, palazzi, software, leggi...) non vengono "costruiti" per risolvere un problema ma puramente per tenere occupati mandanti, realizzatori e utenti, alimentano un circolo vizioso dove in sostanza ogni sistema e' apparentemente attivo ma in realta' gira a vuoto.

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