
"Ewa Kaludis restava seduta in cattedra in tutto il suo splendore oppure girava tra i banchi muovendo sinuosamente i fianchi. Se uno alzava la mano, lei gli si piazzava quasi sempre dietro, un po' di traverso, si chinava in avanti e gli appoggiava il seno contro la spalla. [...] Una volta avevo alzato la mano e avevo percepito il suo seno contro la mia spalla e contro una guancia, e mi ero quasi sentito svenire. La vista mi si era annebbiata e ricordo di aver pensato che mi sarebbe stato del tutto indifferente se fossi morto proprio in quel momento.
Lei se ne accorse, credo, perche' mi mise la mano sul braccio e mi chiese che cosa avessi. Naturalmente questo non migliorava la soluzione, ma poi mi morsi la lingua e mi si schiarirono un po' le idee.
'Non mi sento bene' risposi. 'Credo che mi stiano venendo le mie cose.'
Non so perche' dissi proprio questa frase, ma Ewa Kaludis scoppio' a ridere e Benny, che era seduto vicino a me ed era l'unico ad aver sentito la mia geniale risposta, durante l'intervallo disse che, cazzo, non aveva mai sentito niente del genere."
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