Ladri di parole

Sara' che ho letto troppa fantapolitica, ma mi sono fatto un'idea personale e abbastanza precisa di cosa sta succedendo in Italia da diversi anni a questa parte.
Non saprei dire se si tratta di un piano preordinato ed eseguito con sorprendente precisione, o semplicemente l'effetto di un circolo vizioso di ignoranza, disinteresse e mancanza di responsabilizzazione.
Il Paese declina nell'ignoranza: la gente non sa piu' parlare, non sa piu' scrivere, non sa piu' comprendere le informazioni disponibili, e i mass media e i politici amplificano questa costante semplificazione -banalizzazione, impoverimento- dei concetti, delle notizie, delle informazioni. L'opinione pubblica ormai reagisce solamente piu' agli slogan, alle notizie dal tono esclamativo, alle pubblicita' piu' colorate, e non guarda piu' in la' della punta del proprio naso - cosa che peraltro non le viene nemmeno piu' richiesto di fare.

Una componente di grande importanza in questo processo di desensibilizzazione dell'opinione pubblica e' quello che io chiamo "disinnescare" le parole. Dopo aver colpito i concetti, evitando accuratamente di discutere del merito di ogni questione (dalla politica, all'economia, all'ambiente, ai rapporti interpersonali, tutto si basa sull'apparenza e sugli slogan), l'anestetizzazione puo' essere completata addormentando anche le parole che potenzialmente potrebbero ancora suggerire un vago ricordo del significato che una volta esprimevano.

Il berlusconismo e' maestro in questo. La velina, possiamo scoprire con l'ausilio di uno strumento ormai desueto come il vocabolario, e' (era) "nel linguaggio degli organi di stampa o televisivi, spec. con connotazione polemica, comunicazione inviata dall’ufficio stampa del governo, di un partito, di un ente pubblico, ecc., contenente informazioni da divulgare o suggerimenti relativi al modo di dare una notizia o di commentare un evento". Mentre il governo e i centri di potere passano veline a tutti i mezzi di informazione in modo da inculcarci l'opinione corretta, le "veline", per il 99% della popolazione, sono delle giovani ragazze che fanno (intra)vedere il culo e le tette in televisione per mantenere il telespettatore attaccato allo schermo. Et voila, velina disinnescata.
Gia' fondare un partito e chiamarlo "Forza Italia" o "Popolo della Liberta'", e riferirsi a suoi aderenti come gli "azzurri" e' un bel furto. Perche' gli Italiani devono essere derubati di una parola cosi' importante come "liberta'"? A guardare con un minimo di attenzione, il meccanismo e' chiarissimo, semplice ed efficacissimo, e si basa su un sillogismo errato e subdolamente pervasivo: il nostro partito e' il popolo della liberta', la liberta' e' di tutti, quindi tutti fanno parte del nostro partito. E io, quando parlo, parlo a nome di tutti. E chi non e' d'accordo, fondamentalmente, non esiste.
Questa del popolo della liberta' e' particolarmente odiosa perche' e' la negazione stessa del concetto di liberta'. Nessuno si puo' impossessare della liberta'. In democrazia, nessuno puo' dire di essere il rappresentante della liberta' e "gli altri no". Eppure anche qui, il ribaltamento dei significati e' avvenuto con successo: durante la Resistenza si lotto' per riportare liberta' e democrazia che ci erano state tolte, oggi, che la democrazia e la liberta' ce l'abbiamo gia', qualcuno le usa per affermare proprio il contrario: "chi non e' d'accordo con me e' contro la liberta'", e via via annichilendo le voci dissonanti. Se e' liberta' e democrazia questa.

Uno dei furti di parole che piu' mi fa uscire dai gangheri e' quello che ho letto su Reuters, se non sbaglio, dove i recenti festini di Berlusconi venivano definiti "appuntamenti galanti". Usare un'espressione dal sapore cosi' ottocentesco serve perfettamente ad anestetizzare la realta' di tali "appuntamenti". Uno si immagina Romeo che nottetempo si arrampica sul balcone di Giulietta.
Altro termine per dire tutto e niente e' "escort". Termine inventato dagli estensori di annunci equivoci per pubblicizzare servizi di prostitute, oggi assume una connotazione rispettabile, come se si trattasse di un mestiere come un altro: cassiera, vigilessa, escort. O velina.
Una volta si usava il termine ragazza squillo per coprire la stessa realta': la prostituta che invece di battere al freddo in strada fornisce servizi "di classe" direttamente a domicilio.
Oggi sarebbe salutare rimuovere tutti questi strati di eufemismi incrostati come ruggine e ricordare cosa stiamo realmente descrivendo con un'espressione come "appuntamenti galanti": un gruppo di uomini potenti che organizza feste in cui la principale attrazione e' quella di avere a disposizione delle troie che a seconda del cliente, dell'opportunita' e del compenso, semplicemente si mostrano, intrattengono, stuzzicano, o fanno pompini, o si fanno scopare.

Le parole volgari sono offensive, vero?
Anche i fatti che descrivono lo sono: volgari e offensivi. Allora perche' non dovrei usare queste parole invece di nascondermi dietro le prestazioni delle escort negli appuntamenti galanti?

Commenti

Unknown ha detto…
Prima, sul mio blog, ho accennato a un tema simile.
Per troppi anni, troppi italiani hanno subito passivamente l'invasione della neo-lingua, con tutti gli orrendi scempi non solo linguistici ma sociali, culturali, etici e antropologici che essa infliggeva all'Italia.
Forse ormai è troppo tardi.