Emergenza immigrazione

Premesso che "emergenza immigrazione" e' una di quelle frasi fatte talmente abusate da essere ormai irritante, letta sotto un'altra luce ci ricorda come l'immigrazione sia un'emergenza soprattutto per chi migra, e che la migrazione sia piena di emergenze.
Come tutti, vedo l'immigrazione nel nostro Paese in televisione, sui giornali e per strada, nei tanti volti "stranieri" che riempiono i nostri tram.Vediamo l'immigrazione per la strada ma cerchiamo, involontariamente ma accuratamente, di evitarla. In tanti casi cerchiamo addirittura di non vedere l'immigrazione proprio nei posti piu' visibili, come le migliaia di negozi di tutti i generi dove il 90% della forza lavoro ha la faccia scura dell'Africa, del Bangladesh, dello Sri Lanka, o le migliaia di apprendisti artigiani con i lineamenti dell'Europa dell'Est. Cerchiamo di non vederli proprio perche' metterebbero in crisi questa immagine di "emergenza" che i politici in malafede e i giornalisti servi ci propinano ogni giorno: non c'e' nessuna "emergenza". C'e' un sacco di gente che vuole lavorare e farsi una vita migliore, e lo sta facendo. Ci sono Paesi che sono diventati grandi grazie a questo (come gli USA), e altri, come noi, che stanno a guardare.
Ma tornando alle "emergenze dell'immigrazione", ieri ho fatto una piccola esperienza che mi e' stata piu' utile di tanti notiziari o articoli di giornale.
Ora, magari tutta la storia e' una colossale balla. Ma io c'ho creduto, e m'e' parsa genuina.
Ieri sera verso le 6 ero in coda alla biglietteria della Stazione Termini a Roma per farmi cambiare una prenotazione quando mi attacca bottone un ragazzo dai lineamenti nordafricani che mi chiede se parlo francese. Lui e suo cugino (che lo segue a ruota e non parla ne' italiano ne' francese) avevano un biglietto per Milano sul treno delle 16.36, ma l'hanno perso. L'hanno perso, a quanto pare, per qualche tipo di fraintendimento con qualcuno sul binario, che gli ha detto che il treno partiva alle 6, e loro sono andati a farsi un giro e quando sono tornati il treno era andato. Boh. In ogni caso, sono qui. Sono gia' stati in coda, hanno parlato con un impiegato che gli ha detto che per cambiare il biglietto ci volevano 19 Euro a persona, ma loro non ce li avevano, sono andati via, ed e' scaduta l'ora entro la quale e' possibile fare la variazione. Nel frattempo, mi dice, lui cercava di fermare qualcuno per chiedere aiuto, in francese, ma nessuno gli dava retta, tutti si voltavano dall'altra parte. "Pourquoi?" dice lui.
"Io sono venuto via dalla Tunisia e questo e' un paese democratico e perche' nessuno mi aiuta?", si lamenta. Eh bello mio, gli dico io, cercando di sbloccare il mio francese arrugginitissimo mischiandolo con parole inglese che mi escono senza volere, "la democratie regard seulment l'argent", e se non hai l'argent, il biglietto non lo cambi e non so proprio cos'altro puoi fare.
"Prova a immaginare", mi fa lui: io sono qua senza soldi, devo andare a Milano, se anche prendo il treno di domani, dove mangio? dove dormo? cosa faccio? io devo andare, se mi mancano i soldi come faccio, devo vole'? devo salire sul treno senza biglietto? io voglio essere regolare, voglio salire col biglietto.
E intanto io pensavo al mio Frecciarossa che ci mette tre ore che non era nemmeno ipotizzabile per lui e suo cugino, il cui biglietto diceva partenza alle 16.36 e arrivo a una roba tipo le 23 e passa.
Allora gli dico senti, vieni con me allo sportello che proviamo a spiegarci con l'impiegato e vediamo che si puo' fare.
Lui viene, si lamenta, si spiega, si arrabbia, si scusa, si rilamenta, mi fa vedere i dieci euro spiegazzati che ha in tasca che a quanto pare sono tutti i soldi che ha. Mi spiega che lui e' arrivato in Sicilia non so dove, e' andato a Trapani, poi Palermo, poi forse Napoli se mi ricordo bene, poi Roma. Poi deve andare a Milano, dove arriva sua sorella in voiture da Leipzig e li riporta in Germania con lei.
Un grande culo ha voluto che beccassimo un impiegato delle Ferrovie particolarmente umano: va a recuperare il collega dei 19 Euro di prima, e quando capisce che non ci sara' di aiuto, lo rimanda indietro.Ufficialmente non si puo' fare niente: il biglietto e' troppo vecchio, bisogna farne un altro; d'altronde, cosa pretendi, dopo due ore che il tuo treno e' partito?
E qui, come in un film di Vittorio De Sica, esce fuori l'ITALIANO. L'impiegato va a parlare con un fantomatico Responsabile dietro le quinte. Esce, picchietta sulla tastiera del computer, stampa un paio di "biglietti" vuoti, si tocca in tasca e dice "aho non c'ho soldi dietro", stampa un paio di "variazioni", fa un po' di prove, Roma-Genova, Genova-Milano, intanto io gli dico (che pure il mio di treno sta partendo) "oh se la differenza non e' abissale, ce li metto io i soldi, basta che sti due li spediamo a Milano", e lui continua a picchiettare e mi dice sottovoce no no semo a posto, mo vedemo, aspetta, semo a posto. In totale, estrae dal cilindro un paio di biglietti vuoti per una tratta fantasma, un paio di biglietti Roma-Genova di genesi ignota e una variazione Genova-Milano per la magica cifra totale di 9 Euro e 20. I due sedicenti tunisini partono alle 23.30, arrivano a Genova alle 6 e mezza del mattino, e alle 9 e mezza partono per Milano. Come fara' la sorella con la voiture a Milano non si sa, ma questo e' il minore dei problemi: con gli 80 centesimi rimasti, una telefonata si spera di riuscire a strapparla. E poi intanto lui ha degli amici in Francia, e Genova e' vicina a Ventimiglia, no? si' si' come no, gli dico io.
Intanto io a momenti perdo il treno. Scappo via, saluto tutti quanti al volo, dico all'impiegato oh allora siamo posto eh, non c'e' bisogno d'altro eh, siamo a posto? E lui fa si' con la testa e sottovoce completa la consegna dei biglietti.

Ecco, dopo tutte le foto di barche e barconi e centri "d'accoglienza" eccetera, un contatto diretto con la realta' di una migrazione e' salutare. E io m'immagino il viaggio di questo qui, con i soldi contati e i biglietti di treni locali comprati da chissa' chi e chissa' come per cifre per loro stratosferiche, e viaggi che durano giorni dove ogni complicazione e' un'emergenza, altro che noi che basta una telefonata o la carta di credito. Continuare a vedere gente sui barconi, notizie di naufragi, di tendopoli sovraffollate, ci anestetizza al tragico, come vedere troppi film horror. Che la storia del mio compare in viaggio per Lipsia fosse tutta vera al 100% o meno ha importanza relativa. Lui era veramente in emergenza immigrazione.

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