Siccome ero curioso, ho fatto due conti. Ho scaricato e ricomposto la lista dei nomi di dominio autorizzati dai Monopoli di Stato all'esercizio delle scommesse online e ho fatto qualche traceroute. Naturalmente non e' che il traceroute sia un metodo affidabile al 100% per capire chi gestisce e dove si trova un certo indirizzo IP, comunque le indicazioni sono sufficientemente precise per fare un'analisi di massima.
Dei 255 domini nella mia lista (naturalmente sono molti i siti che si risolvono nello stesso indirizzo), il 93% e' ospitato in Italia, e solo pochi spiccioli rimangono in UK, Malta o Irlanda.
Per quanto riguarda i Provider, il panorama e' piu' variegato. Il gaming e gambling online sono (insieme al porno) tra i campi piu' redditizi dell'economia su Internet, e generano quindi un indotto non trascurabile in termini di hosting, hardware, software, security, networking, eccetera.
A giudicare dai miei traceroute, poco piu' di meta' dei siti e' ospitata presso datacenter di Telecom Italia (52%). I competitor sono lontani anni luce, ma si spartiscono una fetta di mercato consistente; tra i principali: Unidata, Aruba (entrambi al 6%), BT Italia (ex Albacom, anche attraverso la posseduta I.net) e Wind (al 5%).
A una lettura superficiale dell'elenco, circa il 12% dei siti e' ospitato in strutture di provider "esteri", i maggiori dei quali comunque (Cogent e Colt) possiedono datacenter nel nostro Paese. In realta' pero', si tende a dimenticare che "Albacom" non e' piu' "Albacom" da un pezzo, ma British Telecom a tutti gli effetti, e con lei I.net, un nome a suo modo storico dell'Internet italiana. Idem dicasi per Wind, ora posseduta dai russi di Vimpelcom, e Fastweb, posseduta da Swisscom. Anche tralasciando il peso non trascurabile che Telefonica ha in Telecom Italia, la percentuale di questo business "in mani straniere" (per usare il lessico ridicolo che i nostri politici sfoderano quando devono consegnare a prezzi stracciati aziende italiane ai propri amichetti con la scusa di non venderle a societa' estere) sale al 24%.
Se vogliamo cercare di tradurre questi dati in soldoni, i Monopoli di Stato ci forniscono quasi tutto quello che ci serve. Il totalone della raccolta del 2010 per il "gioco telematico" e' stato pari a quattro miliardi ottocentoventisei milioni di Euro piu' spiccioli (Euro 4.826.692.103), dove il poker fa la parte del leone. Questi sono, naturalmente, i soldi che entrano nelle casse dello Stato grazie agli Italiani col vizio del gioco. Sarebbe simpatico fare due conti sugli incassi dei concessionari privati.
Dei 255 domini nella mia lista (naturalmente sono molti i siti che si risolvono nello stesso indirizzo), il 93% e' ospitato in Italia, e solo pochi spiccioli rimangono in UK, Malta o Irlanda.
Per quanto riguarda i Provider, il panorama e' piu' variegato. Il gaming e gambling online sono (insieme al porno) tra i campi piu' redditizi dell'economia su Internet, e generano quindi un indotto non trascurabile in termini di hosting, hardware, software, security, networking, eccetera.
A giudicare dai miei traceroute, poco piu' di meta' dei siti e' ospitata presso datacenter di Telecom Italia (52%). I competitor sono lontani anni luce, ma si spartiscono una fetta di mercato consistente; tra i principali: Unidata, Aruba (entrambi al 6%), BT Italia (ex Albacom, anche attraverso la posseduta I.net) e Wind (al 5%).
A una lettura superficiale dell'elenco, circa il 12% dei siti e' ospitato in strutture di provider "esteri", i maggiori dei quali comunque (Cogent e Colt) possiedono datacenter nel nostro Paese. In realta' pero', si tende a dimenticare che "Albacom" non e' piu' "Albacom" da un pezzo, ma British Telecom a tutti gli effetti, e con lei I.net, un nome a suo modo storico dell'Internet italiana. Idem dicasi per Wind, ora posseduta dai russi di Vimpelcom, e Fastweb, posseduta da Swisscom. Anche tralasciando il peso non trascurabile che Telefonica ha in Telecom Italia, la percentuale di questo business "in mani straniere" (per usare il lessico ridicolo che i nostri politici sfoderano quando devono consegnare a prezzi stracciati aziende italiane ai propri amichetti con la scusa di non venderle a societa' estere) sale al 24%.
Se vogliamo cercare di tradurre questi dati in soldoni, i Monopoli di Stato ci forniscono quasi tutto quello che ci serve. Il totalone della raccolta del 2010 per il "gioco telematico" e' stato pari a quattro miliardi ottocentoventisei milioni di Euro piu' spiccioli (Euro 4.826.692.103), dove il poker fa la parte del leone. Questi sono, naturalmente, i soldi che entrano nelle casse dello Stato grazie agli Italiani col vizio del gioco. Sarebbe simpatico fare due conti sugli incassi dei concessionari privati.
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