Prima di tutto, c'e' da dire che l'accostamento parra' sacrilego al 90% dei fan di entrambi. Pero' pazienza: chi pensa che Girls just wanna have fun e Rain on the scarecrow siano mutualmente esclusivi mi fa solo un po' pena.
Delle disavventure dell'ex Cougar in Italia ormai si sa: tre date annunciate, Vigevano, Roma e Udine, e quest'ultima annullata senza fornire motivazioni. Polemiche e incazzature al seguito. A Vigevano ci saranno state almeno un tremila persone (stima mia del tutto a occhio) e l'atmosfera generale era del tipo "era trent'anni che aspettavo questo concerto", quindi piu' che positiva per qualunque cantante che avesse voluto assecondare almeno un minimo il pubblico. Biglietto e manifesti annunciavano l'inizio alle 20.30; solo verso le 21.30 e' iniziata la proiezione del film documentario sulla genesi dell'ultimo disco di Mellencamp. Pochissimi nel pubblico sapevano del film, e dopo una mezzoretta sono iniziati i fischi, peraltro educatamente limitati ai passaggi piu' mosci, come a dire "cheppalle ma non finisce mai sta roba?". Il concerto e' iniziato verso le 22.30 e si e' concluso a mezzanotte in punto. Credo che nonostante le due ore di ritardo, il pubblico si sia goduto un bel concerto, col gruppo di Mellencamp in formazione semi-acustica per la prima meta' dello show, e alcuni pezzi fatti alla sola chitarra e voce. E' dura essere un reduce degli anni '80 e stare sul palco sapendo che il 90% di quelli li' sotto e' venuto per ascoltare Paper in fire mentre tu vorresti far sentire il tuo ultimo disco: pero' o hai le palle di non farli proprio, i cavalli di battaglia, oppure se li fai, non li devi buttare li' come se te l'avesse ordinato il dottore. Quando e' iniziata la parte "rock" del concerto, il pubblico s'e' scaldato e si e' capito che aveva voglia di ballare e cantare. Da Mellencamp, invece, pochissimo feedback: un piccolo aneddoto sulla nonna morente, la presentazione della band, e un fan tirato su a forza sul palco a urlare R-O-C-K in the USA a fine concerto. Scocca la mezzanotte, nemmeno un bis per finta, e di corsa sul van. Musicalmente un gran bel concerto, ma di "anima", poca. La sera seguente, a Roma, a quanto pare e' andata anche peggio. Udine, poi, cancellata. In totale, per come la vedo io, una figuraccia.
Poche sere dopo, Cyndi Lauper all'Arena Civica a Milano. Anche lei con una manciata di superclassici da fare a tutti i costi e con un disco nuovo che va in tutt'altra direzione rispetto al vecchio repertorio, in maniera ancora piu' netta di Mellencamp, visto che Memphis blues e' un disco, appunto, blues. Che non e' esattamente cio' che ti aspetti sia il pane quotidiano dei reduci dagli anni '80 di Madonna, Boy George e Pet Shop Boys. Come Mellencamp, Cyndi Lauper ha iniziato coi pezzi nuovi, facendo pero' subito capire che la solfa sarebbe stata ben diversa: in perfetta forma, vocale e atletica, ha ballato e corso per tutto il tempo, e' scesa tra il pubblico gia' alla prima canzone (non su una passerella, ma proprio tra le sedie), ha scherzato e raccontato storielle, e ha trascinato il pubblico attraverso il nuovo repertorio blues con un'efficacia tale che se anche avesse saltato le vecchie hit ci sarebbe stato poco da ridire. Quando le 3-4 hit sono arrivate (peraltro annunciate, molto onestamente, gia' sui manifesti del concerto... "performs her classic hits"...), sono state accolte con entusiasmo ma non con quell'aria da "finalmente" che e' sembrata spirare a Vigevano quando sono spuntate le chitarre elettriche sul palco. Le interpretazioni sono state originali e vocalmente affascinanti, e l'interazione col pubblico e' stata totale. Le facce e i commenti all'uscita erano tutti dal "fantastico" in su.
Dubito che John Mellencamp abbia mai visto un concerto di Cyndi Lauper, ma dovrebbe farlo, se avesse l'umilta' di capire che anche dopo i cinquant'anni c'e' sempre qualcosa da imparare.
Un'ultima nota: a inizio concerto, una presentazione registrata ha introdotto Mellencamp come "il campione della liberta' di parola per tutti" o qualcosa del genere. Certe cose, se c'e' bisogno di chiarirle cosi' esplicitamente, vuol dire che non sono cosi' palesi, no? Cyndi Lauper, che per i fan di Mellencamp probabilmente e' solo una pazza che ha abusato di lacca per capelli per troppo tempo, ci ha invece risparmiato certi proclami ma ha concluso True colors (e con essa il concerto) col pugno alzato e la parola "liberty" sulle labbra.
Delle disavventure dell'ex Cougar in Italia ormai si sa: tre date annunciate, Vigevano, Roma e Udine, e quest'ultima annullata senza fornire motivazioni. Polemiche e incazzature al seguito. A Vigevano ci saranno state almeno un tremila persone (stima mia del tutto a occhio) e l'atmosfera generale era del tipo "era trent'anni che aspettavo questo concerto", quindi piu' che positiva per qualunque cantante che avesse voluto assecondare almeno un minimo il pubblico. Biglietto e manifesti annunciavano l'inizio alle 20.30; solo verso le 21.30 e' iniziata la proiezione del film documentario sulla genesi dell'ultimo disco di Mellencamp. Pochissimi nel pubblico sapevano del film, e dopo una mezzoretta sono iniziati i fischi, peraltro educatamente limitati ai passaggi piu' mosci, come a dire "cheppalle ma non finisce mai sta roba?". Il concerto e' iniziato verso le 22.30 e si e' concluso a mezzanotte in punto. Credo che nonostante le due ore di ritardo, il pubblico si sia goduto un bel concerto, col gruppo di Mellencamp in formazione semi-acustica per la prima meta' dello show, e alcuni pezzi fatti alla sola chitarra e voce. E' dura essere un reduce degli anni '80 e stare sul palco sapendo che il 90% di quelli li' sotto e' venuto per ascoltare Paper in fire mentre tu vorresti far sentire il tuo ultimo disco: pero' o hai le palle di non farli proprio, i cavalli di battaglia, oppure se li fai, non li devi buttare li' come se te l'avesse ordinato il dottore. Quando e' iniziata la parte "rock" del concerto, il pubblico s'e' scaldato e si e' capito che aveva voglia di ballare e cantare. Da Mellencamp, invece, pochissimo feedback: un piccolo aneddoto sulla nonna morente, la presentazione della band, e un fan tirato su a forza sul palco a urlare R-O-C-K in the USA a fine concerto. Scocca la mezzanotte, nemmeno un bis per finta, e di corsa sul van. Musicalmente un gran bel concerto, ma di "anima", poca. La sera seguente, a Roma, a quanto pare e' andata anche peggio. Udine, poi, cancellata. In totale, per come la vedo io, una figuraccia.
Poche sere dopo, Cyndi Lauper all'Arena Civica a Milano. Anche lei con una manciata di superclassici da fare a tutti i costi e con un disco nuovo che va in tutt'altra direzione rispetto al vecchio repertorio, in maniera ancora piu' netta di Mellencamp, visto che Memphis blues e' un disco, appunto, blues. Che non e' esattamente cio' che ti aspetti sia il pane quotidiano dei reduci dagli anni '80 di Madonna, Boy George e Pet Shop Boys. Come Mellencamp, Cyndi Lauper ha iniziato coi pezzi nuovi, facendo pero' subito capire che la solfa sarebbe stata ben diversa: in perfetta forma, vocale e atletica, ha ballato e corso per tutto il tempo, e' scesa tra il pubblico gia' alla prima canzone (non su una passerella, ma proprio tra le sedie), ha scherzato e raccontato storielle, e ha trascinato il pubblico attraverso il nuovo repertorio blues con un'efficacia tale che se anche avesse saltato le vecchie hit ci sarebbe stato poco da ridire. Quando le 3-4 hit sono arrivate (peraltro annunciate, molto onestamente, gia' sui manifesti del concerto... "performs her classic hits"...), sono state accolte con entusiasmo ma non con quell'aria da "finalmente" che e' sembrata spirare a Vigevano quando sono spuntate le chitarre elettriche sul palco. Le interpretazioni sono state originali e vocalmente affascinanti, e l'interazione col pubblico e' stata totale. Le facce e i commenti all'uscita erano tutti dal "fantastico" in su.
Dubito che John Mellencamp abbia mai visto un concerto di Cyndi Lauper, ma dovrebbe farlo, se avesse l'umilta' di capire che anche dopo i cinquant'anni c'e' sempre qualcosa da imparare.
Un'ultima nota: a inizio concerto, una presentazione registrata ha introdotto Mellencamp come "il campione della liberta' di parola per tutti" o qualcosa del genere. Certe cose, se c'e' bisogno di chiarirle cosi' esplicitamente, vuol dire che non sono cosi' palesi, no? Cyndi Lauper, che per i fan di Mellencamp probabilmente e' solo una pazza che ha abusato di lacca per capelli per troppo tempo, ci ha invece risparmiato certi proclami ma ha concluso True colors (e con essa il concerto) col pugno alzato e la parola "liberty" sulle labbra.
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