Domattina parto per una settimana negli USA per lavoro, e ho pensato di usare questo originalissimo titolo per l'ultima (?) puntata delle mie note di viaggio americane, che se ne stavano scarabocchiate su un foglietto digitale da tempo immemorabile. Le altre "lezioni", qui, qui, qui, e qui (dove ci sono anche alcune premesse che valgono anche per questo post). Ma anche qui e qui.
Quindi, ecco qua le note sparse:
Mangiare, nel senso di far la spesa al supermercato: attenzione agli ingredienti. E' praticamente impossibile evitare i cibi zuccherati con sciroppo di mais o addizionati di qualche derivato della soia, ma provateci. Leggete gli ingredienti sulle confezioni e vi stupirete. Oltre all'abuso dei dolcificanti, un'altra attività truffaldina legata al cibo è quella di indicare le calorie per "porzione" invece che per 100g come da noi (anche se qualcuno ogni tanto ci prova con le porzioni anche in Italia): peccato che tali porzioni non siano assolutamente rappresentative di quanto cibo viene effettivamente consumato. Uno si aspetterebbe che la "porzione" di patatine corrisponda all'intero pacchetto: e invece no. Attenzione.
Lavoro: i giovani lavorano, mica come da noi. Nel senso che d'estate si fanno il mazzo come camerieri, o imbustando la spesa ai clienti al supermercato, o altri lavori "umili" di questo genere. Proprio come nei telefilm. Il 90% dei nostri studenti, invece, se ne sta tre mesi all'anno a fare un tubo, e poi si lamentano se li chiamano bamboccioni.
Il consumismo: negli USA bisogna comprare roba. Bisogna lasciare mance. Bisogna avanzare il cibo (salvo poi farselo impacchettare nelle doggie bag - la patria delle contraddizioni). Non si può non produrre un sacco di immondizia. L'economia è basata sull'abbondanza delle merci di basso valore. Ciò non toglie che allo stesso tempo esistano comunità rispettose dell'ambiente e immerse in tessuti urbani verdi come da noi non se ne vedono. Fate resistenza al consumismo.
Una piccola nota su come vestirsi: il turista medio (tipo io) va negli USA e compra magliette ad ogni angolo: Stanford, MIT, Los Angeles, I love NY eccetera, credendo che siano souvenir. E lo sono; ma agli americani questo spesso sfugge: essi usano magliette e cappellini come segni di riconoscimento. "Io (o mio figlio) ho frequentato questo college"; "io sono tifoso dei Cubs"; "io vengo da Chicago", eccetera. Più di una volta ho incontrato turisti americani in altri paesi che mi hanno accolto con pacche sulle spalle o "thumbs up" perché avevo, che so, la maglietta con scritto "Wrigley Field" o "Boston North End". Ora sono situazioni che cerco di evitare.
Spesso mi chiedo (e a volte mi chiedono) cos'è che mi piace "così tanto" (che non sono mica un fanatico, anzi, ma qua da noi quando uno ha un'opinione sembra già una cosa strana) degli USA, e allora ho fatto una piccola lista:
Il senso di rispetto della legalità e della correttezza. Sentimento ormai sconosciuto qua da noi, negli USA continua a costituire un fondamento della società. Non si salta la fila, non si passa col rosso, non si risponde maleducatamente, non si fa i gradassi, si dice per piacere. Sarà che questo sistema sta in piedi perché (mia teoria) molta gente gira con la pistola in tasca e quindi conviene pensarci due volte prima di insultare quello in auto davanti a noi, ma funziona.
Il rispetto (del prossimo e dell'autorità) e la gentilezza. Quando mi ferma il poliziotto, gli dico "yes, sir"; quando entriamo nel negozio, a mia moglie dicono "yes, ma'am, how can I help you?"; quando esco dal negozio, mi dicono "thank you sir, have a wonderful day!", quando quello seduto dietro di me sfiora per sbaglio la sua sedia contro la mia, mi dice "I'm sorry" almeno due volte. Eccetera.
Un lato positivo principalmente accidentale è l'assenza di barriere architettoniche che rende la vita un po' più facile per gli handicappati. A causa del gran numero di obesi e dei grandi spazi a disposizione, i posti auto sono sempre molto larghi, i marciapiedi larghissimi, abbondano le auto con sistemi di salita a bordo assistita, le attrazioni turistiche sono sempre accessibilissime (persino se si tratta del General Sherman), così come negozi ed edifici pubblici.
Lo spirito imprenditoriale: qua da noi, quando va bene, il pizzaiolo di successo apre una seconda pizzeria per farla gestire al figlio. Da noi, quattro negozi con lo stesso nome nella stessa città sono una "catena". Negli USA, la crescita è la ragione di tutta l'attività economica, ancor prima del guadagno. Le catene di negozi crescono con progressione geometrica, oppure chiudono. Chi ha successo non si accontenta di stare a casa a contare i soldi, ma crea nuovo lavoro.
La natura negli USA è sotto assedio come altrove, ma la quantità di boschi, pianure, montagne, paludi, deserti a disposizione è ancora enorme, e viene visto come parte integrante dell'anima del paese, non come spazio libero da consumare. Le foreste demaniali; gli immensi parchi naturali; le comunità unincorporated; le zone di natura selvaggia.
Ecco, tutte cose che da noi non ci sono (più). Il modello "made in USA" ha molti difetti, ma anche il pregio di mantenere in vita cose come queste.
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