Mi ricordo anche di quando morì Augusto Daolio.
Cioè, mi ricordo che nel 1992 successero varie cose riguardanti i Nomadi. A Marzo, o giù di lì, era morto il bassista Dante Pergreffi, e mi ricordo che il 31 Maggio i Nomadi dovevano suonare ad Alessandria, e credo fosse il primo concerto dopo la comprensibile interruzione delle attività. Avevano appena ingaggiato Elisa Minari al basso, che aveva 18 anni e avrebbe poi dovuto saltare qualche concerto perché aveva l'esame di maturità. Non ricordo molto altro di quei giorni. Ricordo di aver fritto delle patatine in qualche stand, e di aver ascoltato i Blues Jeans, un trio blues con due chitarre e un basso tuba, bravissimi.
Mi ricordo precisamente di quando mi dissero che era morto Augusto Daolio.
Me ne ricordo perché a quei tempi andavamo a qualunque concerto dei Nomadi ci fosse nel giro di un numero affrontabile di chilometri, e insomma, non è come quando muore Freddie Mercury o Whitney Houston, che stanno là su qualche pianeta irraggiungibile; Daolio era, per noi, una persona reale. E mi ricordo che Elio dedicò una canzone ad Augusto durante un concerto, e Fossati dedicò una canzone ad Augusto durante un concerto.
E, insomma, mi ricordo che a Dicembre, credo fosse il 19, andammo alla discoteca Il Sandalo Cinese di Stradella, perché quella sera suonavano i Nomadi, nella prima uscita senza Augusto. Sulla location varrebbe la pena di scrivere un intero libro, e forse un giorno qualcuno tipo Guccini lo farà, per celebrare le balere e le discoteche della profonda provincia italiana. Non fu un concerto vero e proprio, e francamente non ricordo bene come fosse strutturata la serata, se ci fosse qualcuno prima o cos'altro. A cantare alcune canzoni coi Nomadi quella sera c'era Antonio Carta, del quale ho poi perso le tracce. Mi ricordo che il palco era poco più alto del resto del pavimento, e il locale ovviamente era piccolo, e a un certo punto di Io Vagabondo, nonostante fossimo a due passi dai musicisti, non si sentirono più nè la voce del cantante, che continuava a cantare, nè il suono degli strumenti, che continuavano a suonare, ma solo il pubblico che cantava a squarciagola, e non m'è mai più capitato di sentire una cosa del genere.
E mi ricordo che a fine serata Beppe Carletti e gli altri componenti del gruppo si fermarono a fare quattro chiacchiere coi fan, e tutti andavano a stringergli la mano e a dargli una pacca sulle spalle e tutti gli dicevano "mi raccomando, non mollate, continuate" e cose del genere. E a Gennaio i Nomadi erano di nuovo in pista. Già ai tempi qualcuno storse il naso, ma erano in pochissimi a fare discorsi tipo "senza Augusto non sono i veri Nomadi": il calore del pubblico era talmente forte, e i fan avevano investito così tante emozioni in quelle canzoni, che credo a pochissimi passò per l'anticamera del cervello la mera ipotesi che i Nomadi potessero finire lì. Sono passati più di vent'anni e forse oggi le cose sono diverse. Ma a quei tempi era ancora, semplicemente, Like a sea never dies, come un mare non muore mai.
E di quella sera gelida a Stradella mi ricordo le insegne delle ditte di fisarmoniche arrivando in paese, e mi ricordo il peggior nebbione della mia vita al ritorno a casa, saranno state le due di notte? e la strada sembrava non finire mai, e in macchina dormivano tutti, e si andava ai trenta all'ora e io guidavo e a un certo punto ci doveva essere questa svolta a sinistra nel bel mezzo di un rettilineo in mezzo al nulla, e per trovarla ho dovuto fare un pezzo con la testa fuori dal finestrino. E anche lì, sembrava di essere in un bicchiere di acqua e anice.
Commenti