Quando tempo fa lessi "Storia delle terre e dei luoghi leggendari" di Umberto Eco, che per l'autore corrisponde a poco più dello sforzo che facevamo noi da piccoli nel ritagliare e incollare le figurine dai "libri delle ricerche" per comporre qualche temino da consegnare a scuola, ebbi la netta sensazione di aver già letto non solo la recensione di questo libro, ma anche la descrizione della sua genesi.
La cosa bella, Eco being Eco, è che la storia di "Storia" l'aveva scritta lo stesso Eco, nel suo "Il pendolo di Foucault", quando il protagonista, Casaubon, si ritrova impiegato alla casa editrice Garamond, destinato al non più nobile dei compiti: "Un'azienda siderurgica ci ha commissionato un libro sui metalli. Qualcosa narrato più che altro per immagini. Sul popolare, ma serio. Capisce il genere: i metalli nella storia dell'umanità, dall'età del ferro alle leghe per astronavi. Abbiamo bisogno di qualcuno che giri per le biblioteche e gli archivi per trovare belle immagini, vecchie miniature, incisioni da libri ottocenteschi, che so, sulla fusione o sul parafulmine."
"Questa storia dei metalli deve diventare splendida, dirò di più, bellissima. Popolare, accessibile, ma scientifica. Deve colpire la fantasia del lettore, ma scientificamente. [...] deve trovarmi l'immagine, l'affresco, l'olio, quel che sia. Dell'epoca. E poi lo sbattiamo a piena pagina, a colori. [...] Come abbiamo deciso di intitolare il libro, Belbo?" "Pensavamo a una cosa seria, come I metalli e la cultura materiale." "E seria dev'essere. Ma con quel richiamo in più, con quel nulla che dice tutto, vediamo... Ecco, Storia universale dei metalli. Ci sono anche i cinesi?" "Ci sono sì." "E allora universale. Non è un trucco pubblicitario, è la verità. Anzi, La meravigliosa avventura dei metalli."
"Non vorrei esagerare. Questa è la meravigliosa avventura dei metalli. Le bizzarrie stanno bene solo quando cadono a proposito." "La meravigliosa avventura dei metalli deve essere soprattutto la storia dei suoi errori. Si mette la bella bizzarria e poi nella didascalia si dice che è falsa. Intanto c'è, e il lettore si appassiona, perché vede che anche i grandi uomini sragionavano come lui."
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