Quando sono in aereo, pochi secondi prima che il pilota annunci "abbiamo appena iniziato la discesa verso l'aeroporto di xyz", inizio a sentire una strana sensazione alle orecchie, che non saprei come descrivere se non come il contrario di quando ti si tappano le orecchie, cioè una specie di sensazione di pressione nel condotto uditivo. Perché di questo si tratta, evidentemente: il cambiamento di altitudine dell'aereo e l'aerazione di bordo che cerca di mantenere costante la pressione all'interno. Se non intervengo, in breve tempo il malessere si trasforma in un dolore lancinante, letteralmente una lama infilata nell'orecchio, che continua fino all'atterraggio.
L'unico modo per evitare la sofferenza è di "compensare" come fanno (credo) i sommozzatori: tappandosi il naso, "soffiare" tenendo chiusa la bocca, come a cercare di far uscire l'aria dalle orecchie. La manovra non è molto confortevole, soprattutto le prime volte (la sgradevole sensazione di stare per far schizzare gli occhi fuori dalle orbite), ma poi ci si fa l'abitudine e basta dare una piccola soffiatina al momento giusto (cioè alle primissime avvisaglie di discesa) e tutto funziona a meraviglia.
Detto ciò, la sequenza è sempre la stessa: il pilota annuncia "tra poco inizieremo la discesa", mi si "stappano" le orecchie, io soffio, e dopo circa un minuto i bambini a bordo iniziano a piangere e urlare disperati, scatenando tipicamente la reazione degli ignari genitori, che iniziano a sballottarli di qua e di là ("dai facciamo un giretto", e lo portano in urlante processione per tutto l'aereo), raccontargli le favole, tirare fuori i giochini, dirgli loziopino loziopino e altre manovre che nel migliore dei casi si rivelano inutili e nella maggior parte non fanno altro che infastidire ulteriormente il pupo indemoniato e gli altri malcapitati passeggeri, già su posizioni erodiane per conto loro.
Lo dico più chiaramente: al bambino fanno malissimo le orecchie, soffre in maniera atroce e non c'è niente che si possa fare al riguardo. Quindi è naturale che si metta a urlare.
Quindi non c'è che una soluzione al problema: risparmiate queste sofferenze a vostro figlio, a voi stessi e agli innocenti malcapitati e non portate in aereo i bambini fino a quando non sono in grado di fare la manovra per "compensare" la pressione alle orecchie o sopportare il dolore senza urlare. "Eh ma quante storie, per una volta all'anno, che sarà mai", penserà qualche neogenitore ansioso di andare a Dubai; beh, se proprio non vi interessa evitare a vostro figlio questa mezz'ora di sofferenza, pensate almeno agli altri passeggeri, che magari in aereo ci devono andare spesso e si ritrovano ogni volta obbligati a condividere le urla della piccola vittima di turno.
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