"Non una nuvola, non un albero"

"Nella poesia di Mark Strand Always alcuni personaggi definiti "campioni dell'oblio" siedono attorno al tavolo di una stanza spoglia "illuminata soltanto da una lampadina". "Si dedicano intensamente" a dimenticare sia la cultura sia la natura. [...]
Nel finale, uno di questi campioni dell'oblio, al culmine del trionfo, guarda fuori dalla finestra e esclama: "Non una nuvola, non un albero, roghi di promesse ovunque".
La radicata convinzione americana che riecheggia in questi versi di Strand deriva da Emerson (e, in ultima analisi, dal pensiero puritano) passando per Whitman, Emily Dickinson, William James, e Wallace Stevens. Harold Bloom riassume con una formula quest'ampia tradizione: "Tutto ciò che si può infrangere va infranto". Il mondo deve essere scisso in dati sensoriali irriducibili affinché l'individuo lo possa re-immaginare, altrimenti si rimane prigionieri del passato e non si può essere padroni di sé stessi. E' questa, secondo Bloom, la tradizione su cui si fondano la cultura e la letteratura americana, tradizione caratterizzata da un desiderio romantico di immediatezza e dall'enfasi sul presente e sul futuro.
Emerson, secondo cui "l'anima tende al progresso", diceva di essere alla ricerca di un rapporto nuovo con la natura; il presidente James K. Polk (pressappoco nello stesso periodo) asseriva che la storia dell'America sta nel suo futuro."

da "Il Grand Tour di Las Vegas", saggio di John Paul Russo. In "Real Cities Rappresentazioni della città negli Stati Uniti e in Canada", a cura di Andrea Carosso e Carmen Concilio"; qui e qui.

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