Io quando vado al mercatino dell'usato

Io al mercatino dell'usato ci vado perché mi piace vedere la chincaglieria che c'è e per cercare qualche disco in vinile un po' particolare o che mi fa piacere avere; in pratica, vado a farmi del male.
Non mi riferisco ai venditori di vinili usati "professionisti", quelli che sono dei collezionisti e vanno agli eventi appositi, frequentati da altri collezionisti. Quelli sono dei bei tipi pure loro, ma ne parleremo un'altra volta. Qui mi riferisco a quelli che mettono il banchetto con la roba che hanno reperito svuotando cantine, dalle cartoline d'epoca alle tazzine da tè, dai bottoni ai puffi di plastica, e che spesso hanno anche uno o due scatoloni di vinili. Vado a vedere questi banchetti perché penso che siano il posto dove esiste ancora una remota possibilità di fare un "buon affare", cioè di comprare un disco che mi interessa, in buono stato e a un prezzo ragionevole. Ripeto, non sto parlando di collezionismo: non vado alla ricerca di dischi "rari", non valuto il prezzo come un "investimento" in vista di chissà quale rivendita futura, non vado troppo per il sottile con le condizioni della copertina. Ad esempio, tempo fa ho comprato un 45 giri di Superstition di Stevie Wonder con la copertina scarabocchiata perché è un pezzo che mi piace moltissimo e volevo ascoltarlo su vinile, tutto qui.
Però non vado in giro a buttare via i soldi. Se Superstition scarabocchiato me lo dai a 3, 4 o 5 Euro, ne possiamo parlare, perché sono bravo e voglio fartelo vendere. Altrimenti, pazienza, mi ascolto l'mp3.

Il problema è che a vedere come sono trattati i dischi a questi mercatini mi viene da piangere. I dischi sono ammucchiati negli scatoloni senza alcun ordine o raggruppamento, stretti stretti per farcene stare il più possibile, rendendo difficilissimo "sfogliarli". Gli scatoloni sono a volte in terra, o messi per il verso sbagliato, dietro allo scatolone dei DVD (rendiamoci conto: ci sono tavoli e tavoli pieni di DVD!) in modo, di nuovo, da rendere impossibile anche solo dare un'occhiata. C'è roba in pessime condizioni insieme a dischi quasi perfetti, ci sono i remix di Gino Latino insieme ai Deep Purple e a Nico Fidenco. Tutto è impolveratissimo e quasi nulla è imbustato o protetto in qualunque modo, e quindi non farà altro che continuare a deteriorarsi. Insomma, mi pare evidente che chi sta cercando di vendere questi dischi non ne ha la minima cura.
Ed è qui che mi viene voglia di fare come quel tale che s'è messo a dare frustate e ribaltare tavoli nel tempio.

C'è una questione di mancanza di rispetto verso questi oggetti e la relativa arte: copertine strappate, consumate, scarabocchiate, dischi impolverati, rigati, pressati uno sotto l'altro. Le bancarelle sono piene anche di libri usati, dai classici alle porcherie più trash, ma nessuno li tratta male come vengono trattati i dischi. E già questo mi fa incazzare.
Poi c'è una questione patologica dei proprietari dei banchetti che per qualche misteriosa ragione continuano a portarsi in giro per anni gli stessi dischi invenduti: carica in macchina, vai al mercatino, scarica la macchina, metti su il banchetto, smonta il banchetto, carica la macchina, ad libitum. Gli scatoloni di dischi viaggiano nei bagagliai dei banchettari, per finire, di solito, venduti a stock a qualche altro banchettaro.
Poi c'è l'aspetto più puramente commerciale. OK, d'accordo, è una pazzia ma lo posso capire: porti in giro tre-quattro scatoloni di ciarpame sperando che arrivi il frescone di turno a comprarsi il 45 giri di We Are The World a 10 Euro. E' tutto guadagno. Fa niente se il resto non si vende. Se riesci a piazzare un'affare del genere al giorno, ti sei pagato la benzina.

Ma quello che non capisco di questi strani personaggi dietro il banchetto di robatrovatainsolaio sono i prezzi che fanno sui dischi. Se tu hai lì uno scatolone di duecento 45 giri di cui il 99% in pessimo stato, il 99% di nessuna o scarsa rilevanza artistica, il 99,9% di nessun valore collezionistico, e che quindi, in pratica, non venderai mai, perché ti ostini a impuntarti sul prezzo? Non ricordo di aver mai visto nessuno comprare qualcosa a un banchetto dei vinili usati. Voglio dire: se ci fosse un giro d'affari non dico buono ma decente, qualcuno l'avrei visto comprare qualcosa durante l'ora che c'ho messo a percorrere i banchetti del mercatino. Anzi: ho sentito di gente che cercava di disfarsi dei 78 giri della nonna o dei 33 dello zio, ma nessuno che comprava qualcosa.
Quindi se arrivo io e voglio comprare un 45 giri in pessimo stato di, per esempio, Mina (di cui ne avranno stampati milioni) e io ti chiedo quanto costa e tu mi dici 5 Euro e io ti dico che te ne compro altri due se me li fai tutti e tre a 5 Euro in totale, non capisco proprio perché non me li vuoi vendere. Ripeto: stiamo parlando di roba di 0 (zero) valore collezionistico. Roba tipo il disco di Mal che canta Furia. Roba tipo il 45 di Day-o di Demis Roussos che oggi, giuro, ne avevano due copie tutti i banchetti del mercatino.

Oggi si è toccato il fondo. C'era questo tizio con una scatola di 33 giri: di solito i 33 non li guardo nemmeno più, è tutta robaccia immonda in pessimo stato (a parte quell'altro signore che aveva una scatola di Dischi Del Sole e roba simile in buonissimo stato), ma questo era il primo banchetto e ho dato un'occhiata. Senza che io avessi proferito parola, il banchettaro mi fa: "uff che roba, sono troppo pesanti da portare in giro, se li prendi tutti te li faccio a 3 Euro l'uno, sono 53 dischi". Notare che ha specificato che erano cinquantatre. Avrebbe voluto sicuramente 159 Euro, mica 150. O forse si teneva i 9 Euro per la contrattazione. Io ovviamente ho cortesemente rifiutato. Lui, convinto: "oggi uno mi ha offerto 80 Euro, pfff". Scandalizzato. Ovviamente lo scatolone conteneva roba comunissima, tipo Ale-òò di Baglioni. "Faccio metà prezzo", dice lui intanto, e io mi chiedo metà di che cosa, visto che di prezzi non c'è l'ombra. Uno dei dischi meno in cattivo stato era un Man Machine dei Kraftwerk, con la copertina scollata e due cifre scritte a biro in un angolo (cioè immondizia, in un qualsiasi mercato del disco). Non vorrei che qualcuno si fosse distratto: ricordo che stiamo parlando di un disco stampato in milioni di copie, che posso ascoltarmi online in qualunque momento con due click. La busta interna sembrava in buono stato, e anche il vinile. Io, pensando all'offerta "tutti a 3 Euro l'uno", gli offro 5 Euro, sentendomi il buon samaritano. Lui mi fa: "metà prezzo, 10 Euro". Ne è seguita una breve conversazione, in cui lui ha provato nuovamente a propormi il "tutto a tre euro l'uno", che si è ovviamente conclusa con un "va beh allora ciao" da parte mia.
Ah, nell'angolo in alto a destra di Man Machine c'era scarabocchiato, a biro, "20". Che probabilmente, nelle intenzioni del cretino che rovinò il disco scrivendoci sopra, voleva dire ventimila lire. Che fa circa 10 Euro, cioè 5 Euro a metà prezzo.

Alla fine m'è rimasta solo la voglia di andare da ognuno di questi poveri malati banchettari vinilistici (che mi fanno rabbia quando pretendono di venderti l'immondizia che si trascinano dietro, ma che in fondo in fondo mi fanno più pena) e comprargli in toto i loro scatoloni di dischi, solo per porre fine al loro doloroso peregrinare, perché gli ultimi chilometri che il 90% di essi debbano percorrere siano quelli verso la discarica.

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