L'editoria

In Italia, perlomeno.

"Il giorno dopo andai alla Garamond. [...] "Vede, in ogni casa editrice c'è un tipo che è indispensabile perché è l'unica persona in grado di ritrovare le cose nel disordine che crea. Ma almeno, quando si perde un manoscritto, si sa di chi è la colpa." 
"Perde anche i manoscritti?"
"Non più di altri. In una casa editrice tutti perdono i manoscritti. Credo sia l'attività principale. Ma bisogna pure avere un capro espiatorio, non le pare?" [...]
"Ma senta. Quando vedo in giro i libri della Garamond, mi sembrano edizioni molto curate e avete un catalogo ricco. Fate tutto qui dentro? In quanti?"
"Di fronte c'è uno stanzone con i tecnici, qui a fianco il mio collega Diotallevi. Ma lui cura i manuali, le opere di lunga durata, lunghe da fare e lunghe da vendere, nel senso che vendono a lungo. Le edizioni universitarie le faccio io. Ma non deve credere, non è un lavoro immenso. Oh dio, su certi libri mi ci appassiono, i manoscritti debbo leggerli, ma in genere è tutto lavoro già garantito, economicamente e scientificamente. Pubblicazioni dell'Istituto Tal dei Tali, oppure atti di convegni, curati e finanziati da un ente universitario. Se l'autore è esordiente, il maestro fa la prefazione e la responsabilità è sua. L'autore corregge almeno due mandate di bozze, controlla citazioni e note, e non prende diritti. Poi il libro viene adottato, se ne vendono mille o duemila copie in qualche anno, le spese sono coperte... Nessuna sorpresa, ogni libro è in attivo." [...]
"Le collane della Garamond avevano nomi seri e pensosi, come Studi Umanistici o Philosophia. Le collane della Manuzio avevano nomi delicati e poetici: Il Fiore che Non Colsi (poesia), La Terra Incognita (narrativa), L'Ora dell'Oleandro (ospitava titoli tipo Diario di una fanciulla malata), L'Isola di Pasqua (mi parve saggistica varia), Nuova Atlantide [...]. il signor Garamond possedeva due case editrici, ecco tutto." [...]
"La Manuzio era una casa editrice per APS. Un APS, nel gergo Manuzio, era - ma perché uso l'imperfetto? gli APS sono ancora, laggiù tutto continua come se nulla fosse accaduto, [...]. Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle. [...] Il sistema Manuzio era molto semplice. Poche inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, le pubblicazioni letterarie di provincia, specie quelle che durano pochi numeri. Spazi pubblicitari di media grandezza, con foto dell'autore e poche righe incisive: "un'altissima voce della nostra poesia", oppure "la nuova prova narrativa dell'autore di Floriana e le sorelle". [...] "Prenda il caso De Gubernatis. Tra un mese, [...] una telefonata del signor Garamond lo invita a cena con alcuni scrittori. [...] viene presentato al commissario Caio, tutti i servizi aeroportuali sotto il suo controllo, ma soprattutto l'inventore, l'apostolo del Cosmoranto, il linguaggio per la pace universale, che se ne sta discutendo all'Unesco. Poi il professor Tizio, forte tempra di narratore, premio Petruzzellis della Gattina 1980 [...] e la nostra squisita poetessa, la gentile Olinda Mezzofanti Sassabetti [...]. Belbo mi confidò che si era chiesto a lungo perché tutti gli APS di sesso femminile firmassero con due cognomi, Lauretta Solimeni Calcanti, Dora Ardenzi Fiamma, Carolina Pastorelli Cefalù. [...]
"Poi la mattina dopo Garamond gli dirà: ieri sera non ho osato parlare per non umiliare gli altri, che cosa sublime, non dico i rapporti di lettura entusiasti, dirò di più, positivi, ma io stesso in prima persona ho passato una notte su queste pagine. Libro da premio letterario. Grande, grande. [...] E Garamond dirà che sul valore dell'opera non si discute neppure un secondo, ma è chiaro che è una cosa in anticipo sui tepmi, e quanto a copie non si andrà al di laà delle duemila, duemilacinque al massimo. [...] Di fronte al rischio che Garamond si tiri indietro, dopo che tutti in casa, in paese, in ufficio, sanno che ha presentato il manoscritto a un grande editore di Milano, De gubernatis farà i suoi conti. Potrebbe estinguere il libretto al portatore, chiedere la cessione del quinto, fare un mutuo, vendere quei pochi BOT, PArigi val bene una messa. Offre timidamente di partecipare alle spese. Garamond si mostrerà turbato, la Manuzio non usa, e poi via - affare fatto, mi ha convinto, in fondo anche Proust e Joyce hanno dovuto piegarsi alla dura necessità, i costi sono tot, noi ne stampiamo per ora duemila copie, ma il contratto sarà per un massimo di diecimila. Calcoli che duecento copie vengono a lei, omaggio, per inviarle a chi vuole, duecento sono di invio stampa [...] e ne distribuiamo milleseicento. E su queste, lo capisce, niente diritti per lei, ma se il libro va, ristampiamo e a quel punto lei si prende il dodici per cento."
"Avevo visto il contratto tipo che de Gubernatis, ormai in pieno trip poetico, avrebbe firmato senza neppure leggere, [...] L'APS doveva giungere esausto [...] dove si dice che diecimila è la tiratura massima ma non si parla di tiratura minima, che la somma da pagare non è ancorata alla tiratura, [...] e soprattutto che entro un anno l'editore ha il diritto di mandare al macero le copie invendute, a meno che l'autore non le rilevi a metà prezzo di copertina. Firma."
Il lancio sarebbe stato satrapico. Comunicato stampa di dieci cartelle, [...] tanto nelle redazioni dei giornali sarebbe stato cestinato. Stampa effettiva: mille copie in fogli stesi di cui solo trecentocinquanta rilegati. Duecento all'autore, una cinquantina a librerie secondarie e consorziate, cinquanta alle riviste di provincia, una trentina per scaramanzia ai giornali, nel caso gli avanzasse una riga tra i libri ricevuti." [...] "Nell'estate sarebbe arrivato il premio Petruzzellis della Gattina, creatura di Garamond. Costo totale: vitto e alloggio per la giuria, due giorni, e Nike di Samotracia in vermiglione. Telegrammi di felicitazione degli autori Manuzio.
Sarebbe infine arrivato il momento della verià, un anno e mezzo dopo. Garamond gli avrebbe scritto: Amico mio, lo avevo previsto, Lei è apparso con cinquant'anni di anticipo. Recensioni, lo ha visto, a palate, premi e consensi della critica, ça va sans dire. Ma copie vendute pochine, il pubblico non è pronto. [...]
Alla Manuzio sono rimaste 650 copie in fogli stesi, il signor Garamond ne rilega 500 e le invia contrassegno. Consuntivo: l'autore ha pagato generosamente i costi di produzione di 2000 copie, la Manuzio ne ha stampate 1000 e ne ha rilegato 850, di cui 500 sono state pagate una seconda volta. Una cinquantina di autori all'anno, e la Manuzio chiude sempre in forte attivo.
E senza rimorsi: distribuisce felicità."

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