Africa e Capri

Su Alias, l'inserto del manifesto, ho trovato due recensioni che mi hanno incuriosito. La prima su Viaggio in Africa di Giorgio Manganelli.
"L’Africa è per Manganelli un continente essenzialmente immune da tutto ciò che segna l’identità dell’europeo. L’europeo ammira la velocità, l’africano la lentezza, l’uno costruisce monumenti, l’altro ha gli animali e le piante millenarie che si impongono sul paesaggio: l’«assoluta arcaica vita africana, di vegetazione e animali», e sono gli animali «gli abitanti assoluti e fatali dell’Africa». Il bianco ha il tempo che scorre verso il futuro, il nero ha il presente assoluto."
"A un continente per molti versi ancora immune dalla consapevolezza del ‘tempo’ e dello ‘spazio’ organizzati secondo i criteri europei (controllo, efficienza, profitto) vengono di fatto imposte le coordinate occidentali e rivelate la propria indigenza e la propria arretratezza, ma anche prospettati di colpo un’infinità di bisogni e desideri rispetto ai quali l’africano era stato fino ad allora del tutto alieno."
La seconda su Capri 1905-1940 Frammenti postumi
"«Al viaggiatore, tratto in inganno dagli imbonimenti della letteratura turistica, desideroso di visitare Capri, non si può raccomandare abbastanza, nel reciproco interesse, di farne a meno».
"Edwin Cerio era ingegnere e figlio del mitico medico condotto di Capri, Ignazio. [...] Sarebbe diventato sindaco, seppure per poco. In tempo comunque per organizzare nel 1922 un Convegno del Paesaggio, contro la speculazione fondiaria e alberghiera che ormai stava aggredendo l’isola. Fosse stato per lui, i turisti li avrebbe rispediti tutti a casa, per dare spazio invece all’utopia: quello di un’isola luogo di raccolta di spiriti liberi, provenienti da ogni angolo del mondo."

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