Quest'anno la stampa locale ha riportato che la provincia di Savona ha registrato un calo sostanzioso delle presenze (del 4% se ricordo bene) nella stagione estiva 2018, e si prevede un ulteriore calo nel 2019.
Da otto anni trascorro i mesi di ottobre e novembre nella zona, e qualche consiglio su come porre migliorare la situazione ce l'avrei.
Ho letto dichiarazioni sensate dette dai rappresentanti di categoria, che sottolineano come tutti gli attori in campo (albergatori, pubblica amministrazione, altre aziende) debbano fare la loro parte. Tutto molto sensato, ma anche molto vago.
SEMPLIFICARE E MODERNIZZARE
Non so nel resto della Liguria, ma nel savonese sembra che un misterioso virus neurologico si sia impossessato del personale addetto alla regolamentazione dei parcheggi: in ogni area di sosta sono esposti regolamenti chilometrici che dettagliano gli orari, i giorni, le stagioni e persino le classi di utenti e i rispettivi costi orari o sub-orari. Fino a 15 minuti è gratis, ma sopra i 30 si paga x e dai 90 in poi si paga y, con valori diversi tra alta stagione e bassa stagione. I residenti pagano x, i turisti pagano y e quelli di passaggio pagano z. In molti luoghi è disponibile un'app per pagare, ma: non è sempre possibile utilizzarla; il turista occasionale non ha voglia di installare un'app per una giornata di sosta; i cartelli che segnalano la disponibilità dell'app sono sommersi dal resto dei segnali, cartelli e pubblicità varie che affollano le nostre strade, e quindi non vengono notati. Persino tra i residenti sono pochissimi a conoscere l'app.
Oltre a semplificare i regolamenti, strade e parcheggi vanno ripuliti dalla cacofonia di cartelli, indicazioni e pubblicità multicolori che rovinano il paesaggio e confondono il visitatore.
L'unico comprensorio che non ha registrato un calo delle presenze è quello di Finale Ligure, meta di escursiosisti da tutta Europa. E' deprimente vedere come persino a Finalborgo, affollato, a ottobre, al 90% da turisti stranieri, quasi tutti i bar non accettino bancomat o carte di credito per i pagamenti, figuriamoci altrove. Il visitatore in Liguria si ritrova costantemente con le tasche piene di monetine. I bancomat peraltro sono molto rari. Siamo stufi di sentire i commercianti lamentarsi delle "alte" commissioni applicate dai circuiti delle carte di credito. Al turista non gliene importa un tubo dei costi del commerciante: il turista ha bisogno di semplicità e di non avere l'assillo di rimanere senza contanti. Le carte di credito e i sistemi di pagamento contactless vanno adottati a tappeto, senza se e senza ma.
Questo vale ovviamente anche per le amministrazioni comunali. E' semplicemente ridicolo che in una località come Alassio, che vorrebbe attrarre una clientela danarosa, non si possa pagare il parcheggio con la carta di credito.
INFORMARE E ACCOGLIERE
Il turista è, in generale, abbandonato a sè stesso. Non esistono indicazioni su come utilizzare i mezzi pubblici di trasporto, o su come scoprire itinerari di visita, e persino nel succitato "regno dell'outdoor" di Finale si presume che il turista si sia preparato la permanenza per conto proprio, perché non c'è traccia di indicazioni utili a guidarlo, ad esempio, verso il sentiero x o l'ente y o il museo z. O forse ci sono ma sono sommerse dalle onnipresenti e orrende indicazioni commerciali per il supermercato taldeitali o la toelettatura pincopallino, cose che si possono ormai trovare facilmente con una ricerca su google e non dovrebbero più necessitare di migliaia di cartelli sparsi ovunque. La mancanza di cura della propria presenza online è una caratteristica tutta italiana, ma in una regione fortemente votata al turismo è imperdonabile.
Chi passa per caso da Borgio Verezzi non vede alcuna indicazione della presenza delle grotte, se non va a cercarsele.
E' pressoché totale l'assenza di cartelli bilingue. Gran parte dei ristoranti sono dotati di sgangherati menù in inglese, anche se qualcuno pensa ancora che sia una buona idea presentare al turista un menù scritto in dialetto, che fa tanto "local" ma risulta incomprensibile ai più, specialmente nelle acrobatiche traslitterazioni della fonetica ligure. I menù vanno benissimo in italiano: è tutto il resto che va reso disponibile almeno anche in inglese. E' anche imperdonabile che esistano ancora ristoranti che impiegano personale che non parla l'inglese. E' imperdonabile che, nel 2018, qualcuno sotto i 40 anni non sappia sostenere una piccola conversazione in inglese.
L'ALTA STAGIONE
Gli italiani non concepiscono che qualcuno possa voler andare in montagna d'estate o voler fare le ferie al mare "d'inverno", e questo si riflette nell'atteggiamento degli operatori turistici. Il tempo di ottobre permette ancora di passare giornate in spiaggia, ma il 90% degli stabilimenti balneari ha già sbaraccato e abbandonato -letteralmente- le spiagge. Gli stabilimenti balneari -e non solo- considerano la stagione estiva come il periodo in cui spremere più soldi possibili al turismo di massa, concentrandosi più sulla quantità che sulla qualità. Le famigliole che affollano i bagni marisa standosene gomito a gomito sulle loro sdario costituiscono una fonte di soldi facili, ma cosa succede se il volo per Sharm El Sheikh diventa più conveniente dei prezzi esorbitanti fissati dai nostri amati concessionari del suolo pubblico? La risposta sta ovviamente nel cambiare mentalità, e accogliere il turista con servizi di qualità sia a luglio/agosto che in seguito. Che si tengano aperti gli impianti balneari fino a ottobre, che si tengano aperti ristoranti e negozi tutto l'anno (eresia! sarebbe necessario assumere più personale!), che si punti sulla qualità tutto l'anno e non sulla quantità solo a luglio e agosto.
In Liguria si può pranzare all'aperto 8 mesi all'anno, e nei restanti ci sono tantissime occasioni culturali indoor che aspettano di essere opportunamente valorizzate: non si capisce perché debba esserci una stagione "alta" e una "bassa". Il Museo Archeologico di Finalborgo, ad esempio, è un'eccellenza che dovrebbe richiamare frotte di visitatori ma i suoi tabelloni esplicativi sono solo in italiano.
L'URBANIZZAZIONE
Ogni inverno qualche zona della Liguria finisce sulle prime pagine dei giornali nazionali per qualche disastro ambientale, solitamente un'alluvione o una frana disastrosa. E ogni anno i giornali spiegano che la causa è l'eccessiva cementificazione e che la cura è il blocco dell'urbanizzazione e il risanamento delle zone più abusate. E ovviamente ogni anno il turista continua a passare di fronte agli ex stabilimenti industriali abbandonati e decrepiti, ai vecchi alberghi vuoti, alle vecchie case con le finestre murate, e continua a ricevere le pubblicità dei nuovi "borghi" di "ville vista mare" costruiti in posizioni sempre più impervie.
Basta. Tutto questo fa schifo. L'arma vincente della Liguria sono i suoi borghi medievali. Il resto fa schifo. I palazzoni di Borghetto fanno schifo. L'ex Piaggio di Finale fa schifo. Gli ex cantieri navali di Pietra fanno schifo. L'enorme Ospedale Marino Piemontese che sovrasta Loano è un'area bellissima lasciata al degrado totale che fa male al cuore. Coi suoi alberghi abbandonati, a Ceriale sembra di essere a Mogadiscio.
E' qui che ci vogliono le ruspe.
Che si ripristinino le pinete. Che si blocchi ogni nuovo progetto, e si ristrutturino invece le centinaia di strutture inutilizzate.
Che si alzino le tasse locali sulle seconde case e si usino gli introiti per migliorare lo stato delle strade e le facciate dei palazzi.
Da anni le palme della zona sono assediate dal punteruolo rosso, che se le sta mangiando tutte. Mentre gli amministratori e gli imprenditori locali continuano a dibattere sul da farsi e su come tutelare il "brand" (inesistente) di "Riviera delle palme", i lungomare si riducono sempre più a lunghe parate di alti tronchi fallici di palme decapitate in attesa di abbattimento. Una situazione che andrebbe risolta in fretta e furia viene trascinata invece per anni, e fa niente se i lungomare sono brutti. Queste palme hanno cent'anni: che le si tagli e le si rimpiazzi con agrumi, o pini marittimi, o qualunque altra pianta autoctona, visto che la regione è baciata da un clima fantastico che permette la crescita di qualunque cosa si ficchi per terra.
IL MUGUGNO
E' un luogo comune, e come tutti luoghi comuni è una generalizzazione ingiusta ma ha anche un'origine veritiera. I commercianti e gli operatori turistici liguri sono spesso sorridenti e accoglienti, ma al turista capita ancora troppe volte di essere "accolto" come una scocciatura, e di essere trattato come si trattano le vacche alla mungitura: minimizzare lo sforzo, massimizzare la resa. Se è un martedì sera di ottobre e la pizzeria è vuota, perché far sedere la coppia di turisti nel tavolo da due in un angolo scomodo mentre il tavolo da quattro a centro sala rimane vuoto tutto il tempo? Perché non togliere un tavolo e far stare tutti più comodi? Perché non accogliere ogni passante con un sorriso? Capisco che il mestiere del ristoratore è uno dei più duri, ma non deve diventare una condanna autoimposta. Passare da due dipendenti a quattro probabilmente non raddoppierà gli incassi, ma sicuramente, con una gestione corretta, può rendere la vita più facile ai proprietari, con la conseguente diminuzione del mugugno e aumento dei sorrisi.
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