Lettera a Internazionale

Visto che non mi hanno dato alcun cenno di averla letta, la pubblico anche qui.

Un abbonato di lunga data che non rinnoverà
Buongiorno, dopo quasi vent'anni di abbonamento a Internazionale, ho deciso che alla prossima scadenza non rinnoverò. Conoscendo l'inglese e avendo la fortuna di viaggiare molto per lavoro, continuerò a leggere molta stampa internazionale. La vostra rivista fornisce un servizio benemerito nel panorama disastrato dei mass media italiani. La ragione principale per cui non rinnoverò è che sempre più spesso la lettura di Internazionale mi mette di umore estremamente cattivo: il mondo è pieno di disastri, di politici incompetenti, di miliardari strafottenti e di intellettuali predicanti, e si fa fatica a scorgere un barlume in fondo al tunnel.
Ho scoperto che non sono l'unico a pensarla così quando ho incontrato il libro "You are what you read" di Jodie Jackson, che, in breve, spiega la differenza tra il giornalismo "problem-based" e quello "solution-based" e come il secondo sia molto più salutare del primo. Mentre all'estero ci sono vari esempi di riviste "solution-based" (ad esempio Positive News in UK è ottima), in Italia non ne ho trovate. Forse Internazionale potrebbe diventare quella rivista.
Un altro piccolo consiglio è quello di inserire delle guide alla pronuncia di nomi e toponimi scritti in alfabeti diversi dal latino. Personalmente preferirei che i nomi venissero traslitterati in qualcosa di immediatamente pronunciabile dal lettore italiano, ma se proprio non potete rinunciare alle d con la righetta islandesi o alle l sbarrate polacche, almeno spiegateci come pronunciarle. Per non parlare del rendere edotti i lettori del fatto che, ad esempio, in turco la c si pronuncia g dolce, rendendo così meno alieno il Caz Festival. Tenete a mente che spesso il lettore non sa nemmeno se pronunciare Bènetton o Benettòn: risparmiategli i diacritici sulle "vocali" arabe.
Vi comprerò ogni tanto, per vedere se mi avrete dato retta. Arrivederci.

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