"Un dato curioso, di nuovo unificante, e' che un dizionario degli anglismi diffusi recentemente nelle lingue europee dimostra che essi sono in larghissima parte latinismi che consentono una qualche intercomprensione nella scrittura tra i neolatinofoni (francesi, italiani, spgnoli, portoghesi, romeni) e i tedeschi, gli ungheresi, i russi ecc., a dispetto delle diverse pronunce."
"Non e' detto che l'inglese continui a svolgere questo ruolo. ... la meta' meridionale degli States e' ormai ispanizzata, e i latini sono molto piu' aggressivi degli anglosassoni in fatto di lingua. Gia' si e' osservato che in internet la percentuale di testi in inglese va diminuendo rapidamente, anche se e' sempre altissima ... . La prospettiva, da qui a cinquant-anni, potrebbe essere completamente mutata. E cio' che bisogna fare, se si vuole comunicare con il resto del mondo, e' avere rapporti con una pluralita' di lingue."
"Una recente indagine svolta dall'ocse, l'indagine piaac, programme for the international assessment of adult competencies, ha mostrato che per alte percentuali di europei adulti in eta' di lavoro (16-65 anni), dall'Italia alla Francia, alla Germania, agli stessi paesi del Nord, le competenze di lettura, scrittura, calcolo, possesso della lingua materna sono sotto i livelli minimi necessari a orientarsi nella vita di una societa' moderna. Questo dato allarmante ci pone, e dovrebbe porre a governi e forze politiche, un problema di democrazia. Un rialzo dei livelli di istruzione si impone come una necessita' democratica in tutti i paesi europei. Su questa strada, sulla strada della scuola e della cultura, e' possibile costruire quella comunanza di lingua che e' condizione fondante della vita della polis, come gia' ventritre' secoli fa ci insegnava Aristotele. La voglia di democrazia, la voglia di unita' politica e la crescita dei non floridi livelli di istruzione sono le condizioni per risolvere la quesitone linguistica come questione democratica dell'Europa."
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