Ritorno dall'universo, Stanislaw Lem

Un libro un po' prolisso, una traduzione che in alcuni casi mi ha lasciato un po' perplesso.

"Si riteneva quindi che l'errore più tragico fosse stato compiuto proprio negli anni in cui si preparava la nostra spedizione, quando di spedizioni simili ne partivano moltissime. L'errore non era stato solo un errore di partenza, nel senso che il frutto di quelle imprese era risultato insignificante, che la penetrazione nel sistema solare per il raggio di molti anni-luce non aveva condotto ... a nessun contatto con civiltà altamente sviluppate. L'aspetto più negativo, si diceva, non era solo che l'enorme durata dei viaggi, nella misura in cui le mete proposte sarebbero divenute sempre più lontane, avrebbe trasformato gli equipaggi delle astronavi, quei rappresentanti della Terra, in gruppi di essere infelici e mortalmente tormentati che, dopo il loro rientro, avrebbero necessitato di cure speciali, che la decisione di inviare nel cosmo simili fanatici costituiva una crudeltà assurda. Ma più negativo ancora era il fatto che la Terra intendesse conquistare il cosmo, quando non aveva ancora finito di provvedere a se stessa, come se non fosse evidente che quelle eroiche imprese non sarebbero bastate ad attutire le infinite sofferenze umane, la paura e la fame presenti sul globo terrestre."

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