Nella quarta dimensione, Cixin Liu

Ultima parte della trilogia dei trisolariani, un libro che precipita in un susseguirsi di colpi di scena spazio-temporali sempre più estremi, ma che conserva, almeno in parte, il suo fascino legato alle inquietudini vissute dalla razza umana, sempre in lotta contro sé stessa.

Purtroppo a volte precipita anche la traduzione, in errori come "andare a lavoro", "vicino Pechino" o meridionalismi come l'abuso del "che" al posto di "cosa" (o magari sono cinesi de Roma), in sospetti falsi amici ("santuario") dall'inglese (ad alimentare peraltro il già forte sospetto che il libro non sia stato tradotto dall'originale cinese - quindi chissà cosa ci stiamo leggendo), o in svarioni clamorosi coi chilometri che diventano metri dopo un paragrafo e poi chilometri di nuovo due righe dopo.

Ciliegina sulla torta la pessima abitudine delle case editrici italiane di affibbiare titoli a casaccio ai libri, come nel caso di questa quarta dimensione al posto del ben più significativo Death's end della versione inglese. (per non parlare di quella cinese)



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