Recentemente ho trovato sul comodino della mia camera d'albergo un libro del 1965, intitolato "Electronic computers", che introduceva il lettore alle più recenti innovazioni dell'informatica. Tra i vari capitoli dedicati a temi per noi così obsoleti da essersene persa la memoria, c'era anche una sezione sull'intelligenza artificiale, che si concludeva in maniera abbastanza perentoria col paragrafo seguente:
Poco meno di sessant'anni dopo, qualcuno inizia ad avere ragione di pensare che l'uomo potrebbe non occupare la posizione di vertice per sempre. Siamo -probabilmente, forse- ancora lontani dall'avere computer "senzienti", ma è indubbio che la complessità e la potenza dell'intelligenza artificiale abbiano raggiunto dimensioni che non trovo sbagliato definire preoccupanti. Ne parla molto bene questo articolo pubblicato sul New York Times.
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