L'uomo è forte, Corrado Alvaro

A me piacciono i romanzi distopici, specialmente quelli di quella parte del Novecento non ancora dominata dalla televisione, e mi affascinano i romanzi di inizio Novecento dove l'uomo ottocentesco si scontra, spesso senza rendersene conto, con i cambiamenti epocali portati dalle nuove tecnologie. Alvaro pubblica questo romanzo nel 1938, molti anni prima di 1984 di Orwell, e descrive l'inspiegabile angoscia che coglie l'uomo sotto i regimi totalitari, intuendo quanto grande sia l'influenza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa sulle emozioni e sui comportamenti delle persone. Oggi siamo forse di fronte a cambiamenti paragonabili a quelli. La pervasività di Internet è destabilizzante quanto e forse più dell'avvento della radio per l'uomo di cento anni fa. Il dualismo tra individualismo e conformismo, apparentemente in conflitto ma strettamente legati, è il carattere anche del nostro tempo, come lo era ai tempi dei totalitarismi di inizio Novecento.

"Dale stesso rimase stupito d'essere divenuto così apertamente adulatore, e tanto spontaneamente. ... Dale capì il trionfante sguardo di disprezzo che gli dirigeva ora la Segretaria: si trovava confuso con lei in una bassezza comune e spontanea di miseria e di paura. I loro occhi si dissero che si trovavano abietti. "Che sciocchezza," egli pensò, "divenire nemici, così, senza ragione." "

"Agivano come alla presenza di un individuo che vedesse tutto e cui era impossibile nascondere ogni più piccolo atto o pensiero. Questi non era un essere divino; forse ne era l'immagine e il ricordo: era invece un individuo umano, cui ognuno pensava almeno una volta al giorno, molti svegliandosi al mattino di cui cento volte al giorno si pronunciava il nome ..." Come il Grande Fratello, come Internet.

""Che cosa si potrebbe fare?" disse Dale. "Credi che ci sia un rimedio? Diventare come gli altri."  Appena ebbe detto queste parole, parve che finalmente fra di loro tutto si potesse dire senza sospetto e senza paura.  Barbara guardò l'apertura della parete, là dove pareva che un orecchio ascoltasse tutto; egli fece lo stesso, e come se parlassero davanti a un testimone, seguitarono.  "Tornare come gli altri. Tornare come tutti gli altri," diceva Barbara giungendo le mani dietro il capo, "poter andare insieme dappertutto senza paura. Vivere insieme senza paura. Ma in verità noi non abbiamo fatto nulla per non essere come tutti gli altri."  "Nulla di nulla," seguitò Dale, volgendo intanto il viso verso quell'apertura del muro. "Se potessimo vivere come tutti gli altri, troveremmo tutto bello e gradevole, tutto semplice e naturale. Perché dobbiamo esser esclusi? Non si capisce."  "Ma forse ci siamo esclusi da noi. Noi siamo come chi crede di non potersi muovere. Invece, forse, ci possiamo muovere benissimo, benissimo...""

"..."Questa nostra civiltà sarebbe tutta contenuta nella radio. Da questo bisognerà che partano i nostri posteri per stabilire il segreto e l'essenza dei nostri tempi. ... Sì, la radio. Si scopre a un certo punto che l'universo è seminato di voci, percorso di suoni. Che cosa facevano prima questi suoni e queste voci? Andavano perduti ... Ma ogni epoca ha la civiltà che corrisponde ai mezzi meccanici di cui si serve. E gli uomini d'oggi non sono altro che a immagine e somiglianza degli apparecchi radio. Io e lei lo siamo, lo e la mia segretaria, lo siamo tutti. Noi siamo collegati con delle stazioni potenti. ... Noi siamo dominati e abitati di continuo da spiriti non nostri. ... Qualche cosa ci ha invaso. Qualcuno è padrone di noi. Non materialmente, ma moralmente. Ha invaso i nostri sogni, i nostri pensieri, i nostri propositi e la nostra volontà. Lei si sente mai solo?"  "No."  "Bene. Nessuno si sente solo. Lei non si sente solo neppure nei suoi pensieri. Questo è il grande fenomeno. E' il fenomeno moderno. Qualcosa si è rotto. Probabilmente la volontà. ... Già, perché in questo fenomeno della più profonda passività che abbia mai conosciuto la storia umana, ognuno si crede un personaggio. Ma è un fantoccio, la parvenza, l'ombra di un personaggio." ... "E bisogna dire la verità che questo stato d'animo serve, direi che sia necessario a dare una consistenza alle persone. Le quali più sono livellate e più amano credere di essere qualcuno. Non le capita mai di sentire in giro, fra persone che litigano o hanno una disputa senza conoscersi, frasi come: "Lei non sa con chi ha a che fare", oppure "Io non sono uno qualunque". Ebbene, sono tutti della gente qualunque. Ma là per là credono di essere... Ah, ah, ah!"

"Ecco l'avvenimento di cui avevano bisogno. La notizia, propagata in un baleno, scuoteva la città, ... sommoveva la folla. L'immagine del Direttore ... avrebbe popolato i giornali, i muri, e un intero continente si sarebbe sollevato contro il delitto dei nemici del popolo. ... Aprì l'uscio e fu fuori. La città era immersa nella notte, covando quel fatto che sarebbe scoppiato domani, quel fatto che avrebbe variato i risvegli duri della gente che soffre, avrebbe dato un'eccitazione a chi era pronto all'odio, e fornito una consolazione ai disperati che a quel paragone avrebbero trovato pur buona la vita."

"Hanno ridotto bene il mondo. Nessuno può uscirne, nessuno può rivolgere diversamente la sua vita e le sue azioni. Guardando le persone che illuminava la luce rosata dell'autobus, egli intravedeva in ognuna i segni del destino. A che ruolo erano destinati? Ma c'era pure della gente felice, che aveva per parte da adempiere quella di chi guarda, applaude, e grida "A morte!" Dale scorgeva in quel momento stupefatto la condizione umana, e vi leggeva come nel libro del destino."

"Certo, sono ridicoli gl'intellettuali, ma non c'è da disprezzarli. Son fatti così. E' grave, certo, che abbiano tolto ad essi l'istinto di agire e di difendersi. Ma li hanno allevato a credere che si possa accomodare ogni cosa ragionevolmente, ragionando. E' insomma gente che si contenta soltanto di capire, e crede così di risolvere tutto. E' troppo poco. E' il male di tutto il mondo di oggi: voler capire. Non è vero?"

"Dale si ricordò delle strane apparizioni che popolano le città; certi uomini in curiose acconciature, certe persone con cui si stabilisce subitamente un odio senza ragione, tutto quello che è rimasto di avventuroso nella vita delle masse urbane."


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