Ho conservato questo biglietto da visita per un decennio, e credo che ormai non sia più molto utile. Spero che Rafic nel frattempo abbia fatto non dico fortuna ma almeno abbia trovato la sua versione di "sogno americano" nel Golfo Persico. Intorno al 2010, Dubai era in piena esplosione, con tutti i pro e contro della situazione: development azzardati e poi abbandonati (International City, The World), moltissimi immigrati a fornire manodopera a basso costo alle frotte di businessmen ed expat vari. Grazie appunto ai bassi costi, i taxi erano il modo più comodo per muoversi, sia che si trattasse di andare da un capo all'altro di Sheikh Zayed Road che di attraversare la strada senza sciogliersi sotto il caldo soffocante. Per "gite" piu' lunghe o vari spostamenti, conveniva certamente noleggiare un autista per tutta la giornata, qualcuno come Rafic, appunto. Pur continuando ad essere una spesa molto economica, il "limousine service" solitamente garantiva auto in buono stato e autisti con esperienza, rispetto ai taxi scalcagnati noleggiati dai poveri immigrati indiani, pachistani, bengalesi, catapultati nel traffico infernale della Dubai pre-metropolitana. Mi è capitato di incappare in un tassista al primo giorno di lavoro che non conosceva né l'arabo né l'inglese - vi lascio immaginare la difficoltà a trovare la destinazione.
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