Marco Ravetti è stato, in pratica, il mio primo “capo”, e nonostante abbiamo lavorato insieme pochissimo, mi ha insegnato una cosa molto importante. Quando fui assunto in Cedacri Ovest mi fu offerto un contratto formazione-lavoro (esistono ancora?), che prevedeva due anni a condizioni fiscalmente agevolate per l’azienda e possibilità di riconferma a tempo indeterminato al termine. Ero uscito dall’università da poco e inesperto; la posizione consisteva in una consulenza presso Banca Mediolanum a Milano 3, irraggiungibile coi mezzi pubblici, a 90 chilometri di distanza. Marco Ravetti si batté perché’ mi venisse assegnata un’indennità di trasferta e rimborsate le spese, cose alle quali io non avevo nemmeno pensato. Se non fosse intervenuto lui, peraltro anch’egli assunto in Cedacri da non molto, probabilmente mi sarei ritrovato con due anni di benzina/hotel sul groppone.
È importante che
un manager faccia sempre ciò che è giusto, anche (e soprattutto!) quando si
tratta di non fare un torto a chi non sa difendersi da solo o non ha i mezzi
per farlo. Agire in questa maniera fa guadagnare rispetto e fiducia dai
colleghi, che torneranno utili in futuro, e fornisce la statura morale necessaria
a chiedere che vengano rispettati i propri, di diritti.
In Mediolanum, il
mio capo era Fabio Galatà, col quale ho lavorato gomito a gomito per quasi due
anni. Fabio adottava la tattica del buttarmi nell’acqua alta per vedere se
sapevo nuotare, cosa che comportava una serie di rischi in caso di mio fallimento/affogamento.
I rischi erano ovviamente calcolati, in quanto non mi venivano affidati compiti
nei quali avrei potuto causare danni irreparabili, e in caso di errori lui
avrebbe comunque avuto un gettone in più da giocare (“mi avete mandato un
incapace”) nelle sue varie negoziazioni con Cedacri. Il mio guadagno in questa
situazione era quello di incassare i frutti dei lavori portati a termine in
maniera positiva, in termini di stima e fiducia da parte dei colleghi e di
forza contrattuale con Cedacri. Questo guadagno era possibile in quanto Galatà
non perdeva occasione per riconoscere il mio ruolo nei progetti portati a
termine. Non tutti i manager avrebbero portato un consulente sbarbatello in
riunione con l’amministratore delegato dopo poche settimane di lavoro.
È importante
fornire ai componenti del proprio team l’opportuno riconoscimento per il loro
lavoro. Il manager non perde carisma né prestigio quando riconosce i meriti di
una specifica persona nell’ambito di un progetto di cui era responsabile, anzi,
ne acquisisce sia coi suoi superiori (perché mostra di saper creare e gestire
un team di qualità col quale porta valore all’azienda) che coi suoi
collaboratori, che non solo hanno l’opportunità di farsi conoscere internamente
all’azienda, ma acquisiscono professionalità nel momento in cui devono imparare
a gestire le responsabilità che gli sono state affidate.
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