Ray Dalio - I principi per affrontare il nuovo ordine mondiale

Per chi non lo conoscesse, Ray Dalio è un guru della finanza, "investitore globale" tramite Bridgewaters Associates e maitre à penser dei giorni nostri. In questo libro egli espone la sua teoria sui "grandi cicli", economici e non, che regolano l'ascesa dei grandi "imperi": la teoria sostiene che questi cicli si ripetano a intervalli regolari da tempo immemorabile e siano guidati, macroscopicamente, da valori e meccanismi eterni e immutabili. Il messaggio del libro è che imparando a conoscere questi meccanismi potremo riuscire a predire il futuro con un grado di accuratezza sufficiente a permetterci di escogitare strategie di protezione dei nostri investimenti.

In primo luogo, è affascinante come Dalio impieghi poche pagine a farci balenare l'immagine di Hari Seldon e la sua psicostoria, ed effettivamente è facile per il lettore immaginare un computer sufficientemente potente in grado di macinare l'enorme mole di dati necessaria a predire lo stato dell'economia planetaria o di una nazione in particolare tra 10 o 50 anni.

Immediatamente dopo, però, sono proprio l'enorme mole di dati (non presentati in dettaglio nel libro, che invece rimanda al sito di Dalio) e le numerose approssimazioni e interpolazioni presentate nel testo a minare le tesi proposte. Da un lato è ovvio che sia necessario e anche legittimo appoggiarsi ad approssimazioni e interpolazioni quando ci si accinge a tracciare tendenze economiche che si sviluppano su decenni o secoli, dall'altro non può non sorgere il sospetto che con una quantità sufficientemente ampia di numeri e approssimazioni si possa dimostrare qualsiasi tesi. Lo stile di Dalio, alquanto ripetitivo nell'enunciare i suoi mantra, non mi ha aiutato a considerare più convincenti le sue tesi:  nel libro vengono enunciate ripetutamente certe tesi che vanno prese per buone basandosi su supposte dimostrazioni presentate nei capitoli precedenti, che a loro volta però si ha spesso l'impressione che non siano altro che la tesi stessa esposta sotto forma di assiona. Insomma, "è vero perché tre capitoli fa vi ho detto che è vero".

Detto tutto ciò, alcune di queste tesi appaiono estremamente evidenti, in particolare il declino della potenza degli USA e la crescita della Cina in quasi tutti gli indicatori presi in esame da Dalio. Dalio occupa tutto il libro ad accompagnare il lettore verso la conferma di ciò che in realtà si inizia a sospettare dopo poche pagine: gli USA, e con essi tutto il sistema economico capitalista occidentale, sono sotto la minaccia, non immediata ma relativamente prossima, di una crisi terminale dovuta a fattori interni ed esterni che porterà al nuovo ordine mondiale di cui al titolo del volume, ovviamente dominato dalla Cina.

Alcuni principi di base enunciati nel libro sono particolarmente illuminanti e ricalcano quanto espresso nella Psicologia dei soldi di Morgan Housel che ho letto poco tempo fa, e cioè che i grandi cicli del debito dell'economia capitalista portano a crisi sistemiche globali non più di una volta nell'arco della vita della maggior parte della gente, che quindi, non conoscendo nulla di diverso dalla propria esperienza personale, è portata ad assumere che il futuro continuerà sulla stessa strada. Vengono citati i convincenti esempi delle persone passate attraverso la Seconda Guerra Mondiale, che a causa del loro approccio estremamente cauto e risparmiatore non hanno probabilmente saputo sfruttare appieno le possibilità offerte dal boom economico successivo, e dei loro figli che invece, non avendo mai conosciuto le ristrettezze di un periodo di guerra, guardano al futuro senza prepararsi a possibili situazioni di difficoltà economica.

Mi fa sorridere come sia nel caso di Housel che di Dalio, i consigli (anzi, no, i principi!) elargiti da questi luminari consistano in massime come "evitare di spendere più di quanto si guadagna", o "accantonare fondi a sufficienza per far fronte a gravi emergenze impreviste". 

Uno dei principali assiomi che viene enunciato del libro di Dalio è che la traiettoria ascendente del progresso della nostra specie sia garantito dal motore dell'ingegno umano, che pur con le periodiche cadute dovute alle grandi crisi globali continua a capitalizzare sulle innovazioni precedenti e costruire nuove soluzioni ai problemi dell'umanità. Anche ammettendo che questo sia quanto si è verificato fino ai giorni nostri -e sarebbe effettivamente difficile dimostrare il contrario, perlomeno misurando il progresso col metro di ciò che consideriamo oggi il "benessere"- Dalio non tiene minimamente in conto di come questo progresso sia stato sostenuto dallo sfruttamento -dalla "spremitura", direi- delle risorse naturali del pianeta, riguardo le quali non si intravedeva alcuna possibilità di esaurimento o di collasso fino a pochi decenni fa. Un altro fattore inedito dell'era contemporanea è la pervasività della società dell'informazione e l'influenza che i mass media hanno sul pubblico e i suoi comportamenti di massa. Questi due fattori (insieme alla minaccia atomica) potrebbero, a mio modestissimo e ignorantissimo parere, costituire condizioni uniche nella storia del genere umano, e quindi portare a esiti imprevedibili. Questo sarebbe particolarmente ironico, in quanto sia Dalio che Housel esortano ripetutamente i lettori a non assumere che il passato che hanno conosciuto sia destinato a ripetersi nel futuro, ma a sostegno della propria tesi portano proprio il passato: il ripetersi dei grandi cicli nel caso di Dalio, la tendenza di lungo termine alla crescita dell'economia mondiale osservata finora nel caso di Housel.



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