No al Gay Pride

Ieri a Milano ho notato una cabina dell'enel nel bel mezzo di Viale Certosa sulla quale c'era scritto con lo spray "No al gay pride a spese dei contribuenti", ed è una di quelle cose che mi fa immediatamente venire voglia di partecipare a un gay pride.

La cosa che mi dà sui nervi di cose del genere è la pretesa di nascondere quella che è, semplicemente, bieca intolleranza, dietro scuse come quella dei poveri "contribuenti" rapinati dei loro soldi duramente guadagnati per finanziare parate di ogni tipo. E' il tipico caso di "io non sono razzista, ma", dove in questo caso il discorso sarebbe qualcosa tipo "io non ho niente contro le parate di gay, ma che se le paghino loro". Che è un concetto che potrebbe anche avere qualche senso, se non fosse che guarda caso viene sempre e solo applicato contro le minoranze più deboli e indifese, come i gay o gli immigrati (quelli non biondi). A nessuno guarda caso viene in mente di andare a imbrattare una cabina dell'enel nel bel mezzo di un vialone a quattro corsie per protestare contro lo sperpero di denaro pubblico legato, ad esempio, al fatto che ogni sacrosanta domenica (e sabato, e lunedì...) dobbiamo mobilitare migliaia di poliziotti (pagati dai contribuenti!) per tenere d'occhio gruppi (per fortuna sempre più ristretti) di pirla che vanno a fare danni in giro con la scusa di una partita di calcio.

Ora, è evidente che se il coglione che si è avventurato in mezzo a Viale Certosa con una bomboletta spray fosse davvero animato dal sacro fuoco dell'oculata gestione finanziaria delle casse dello Stato, l'eventuale finanziamento del Gay Pride dovrebbe essere non dico l'ultimo ma uno degli ultimi motivi di preoccupazione riguardanti lo sperpero di denaro pubblico nel nostro paese. E' chiaro invece che si tratta semplicemente di una persona che odia i gay e probabilmente in generale chiunque decida di sfilare per strada allegramente e pacificamente. 

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