Cinque scritti morali, Umberto Eco

Siamo sommersi, sui giornali, in tv, online, nelle pagine di migliaia di libri che ogni giorno vanno ad affollare librerie già stracolme, da voci che pretendono di dirci qualcosa di nuovo, o rivelarci un'intuizione geniale alla quale non aveva ancora pensato nessuno. Può capitare che ci si ritrovi a domandarsi che valore possano ancora avere cose scritte trenta, cinquanta, cento o più anni fa, se nel frattempo sono state stampate tonnellate di pagine di geniali riflessioni. Poi fortunatamente capita di rileggere Umberto Eco e riportare il panorama intellettuale entro le dovute proporzioni. Proporzioni che sono in primo luogo fisiche: un sottile libretto contro gli spessi tomi che oggi nessun opinionista si esime dal pubblicare. Un libretto che raccoglie cinque scritti dall'alto peso specifico, dove ogni parola, come un mattone, compone l'edificio di un discorso chiaro e chiarificatore. 

Pensare la guerra spiega perché, se vogliamo dirci veramente moderni, non possiamo che ripudiare ogni conflitto.

Il fascismo eterno dovrebbe essere presente in ogni casa, e letto periodicamente da ogni cittadino, per ricordarsi come fare a decifrare le tossiche quantità di demagogia che ci vengono quotidianamente riversate addosso.

Sulla stampa, del 1995, descrive lo stato decrepito e nefasto della stampa italiana.

Quando entra in scena l'altro smonta efficacemente le tesi di chi sostenesse che l'etica dei non credenti non possa essere forte o universale come quella sostenuta dalla religione.

Migrazioni, tolleranza e intollerabile, forse il meno coeso dei cinque, ci aiuta comunque a interpretare questi nostri tempi di iperconnettività e iperinformazione, che è proprio la caratteristica delle opere dei grandi pensatori.

Quanto sarà ampio però, oggi, il pubblico disposto e in grado di addentrarsi in letture così dense? "Certi problemi etici mi sono diventati più chiari riflettendo su alcuni problemi semantici - e non si preoccupi se qualcuno dice che parliamo difficile: potrebbe essere stato incoraggiato a pensar troppo facile dalla "rivelazione" massmediatica, prevedibile per definizione. Che imparino a pensar difficile, perché né il mistero né l'evidenza sono facili".



Commenti