Storia notturna, Carlo Ginzburg

Una decifrazione del sabba. Avrebbe meritato sicuramente una versione ristretta e riorganizzata per un pubblico più ampio. Il libro di Ginzburg ha invece acquisito grande fama nei circoli più intellettuali, mentre dubito che siano molti i profani che abbiano terminato la lettura di questo densissimo -e peraltro interessantissimo- tomo, e ancor meno quelli che ne abbiamo acquisito una visione organica del tema trattato. Il libro non ambisce ad accompagnare il lettore in un percorso rettilineo, ma piuttosto insegue tracce, intuizioni, tradizioni, miti, riti, geografie, culture, processi, cronache, zoppie misteriose e persino funghi allucinogeni in maniera spesso disarticolata, che a tratti mi ha ricordato le farneticazioni esoterico-complottiste di Belbo e Diotallevi nel Pendolo di Foucault di Eco.

Mi appunto quindi qui lo spoiler di cotanta indagine e decifrazione: "i miti poi confluiti nel sabba ... rielaborano un tema comune: andare nell'aldilà, tornare dall'aldilà. Questo nucleo narrativo elementare ha accompagnato l'umanità per millenni. ... Perché questa permanenza? La risposta è forse semplicissima. Raccontare significa parlare qui e ora con un'autorità che deriva dall'essere stati (letteralmente o metaforicamente) là e allora. Nella partecipazione al mondo dei vivi e a quello dei morti, alla sfera del visibile e a quella dell'invisibile, abbiamo già riconosciuto un tratto distintivo della specie umana. Ciò che si è cercato di analizzare qui non è un racconto tra i tanti ma la matrice di tutti i racconti possibili."

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